Quale è stata l’evoluzione delle ricchezza delle famiglie italiane dal 1950 ad oggi? Nel confronto con la ricchezza delle famiglie di altri Paesi, quali sono le similitudini e le differenze?
Domande importanti per capire in quale momento storico ci troviamo e quali scelte hanno fatto le famiglie italiane negli ultimi anni.
In tal senso, uno strumento utile e molto recente è lo studio – pubblicato in forma di paper a novembre 2018 – realizzato da Diego Caprara, Riccardo De Bonis e Luigi Infante, tre economisti della Banca d’Italia (Servizio Analisi Statistiche, Dipartimento di Economia e Statistica), dal titolo La ricchezza delle famiglie in sintesi: l’Italia e il confronto internazionale.
Leggendo il paper, si ha un quadro sintetico e analitico su come sia cambiata la ricchezza delle famiglie italiane dal 1950 ad oggi.
Attualmente, la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane – detenuta sotto forma di depositi, titoli, azioni quotate e non quotate, fondi comuni, strumenti assicurativi e pensionistici privati – è pari a circa 4.400 miliardi di euro; le attività reali – in gran parte, immobili – sono pari a circa 6.300 miliardi di euro; le passività superano i 900 miliardi di euro.
La ricchezza totale delle famiglie italiane si attesta, dunque, a circa 10.700 miliardi di euro.
In Italia, la ricchezza reale è 5,5 volte il reddito disponibile, con le abitazioni che contano per 4,6 volte; la ricchezza finanziaria è 3,8 volte il reddito disponibile. La ricchezza totale lorda è circa 9,3 volte il reddito disponibile. Tenendo conto delle passività, pari all’80 per cento del reddito disponibile, la ricchezza totale netta delle famiglie è 8,5 volte il reddito. Anche in Francia e Spagna la ricchezza reale delle famiglie è prevalente rispetto a quella finanziaria, mentre il contrario si osserva negli Stati Uniti e in Germania. In Italia, le attività finanziarie sono, in rapporto al reddito disponibile, in linea con la Francia, più alte che in Spagna e Germania, inferiori rispetto a Stati Uniti, Giappone, Regno Unito e Canada.
In Italia, la ricchezza reale è sempre stata superiore alla ricchezza finanziaria, con l’eccezione del periodo 1995 – 2000, contraddistinto dal boom di Borsa della “new economy”. Dai primi anni Duemila, i due aggregati hanno avuto andamenti diversi. Le attività finanziarie sono cresciute fino al 2006: la crisi finanziaria globale e quella dei debiti sovrani hanno interrotto la loro crescita e la ripresa dopo il 2011 non le ha ancora riportate ai valori pre-crisi del 2006. Al contrario, il rapporto tra ricchezza reale e reddito disponibile è cresciuto fino al 2012, per poi diminuire per effetto della discesa dei prezzi delle abitazioni.
Per quanto riguarda l’analisi della ricchezza finanziaria delle famiglie italiane, va notato come gli strumenti assicurativi e pensionistici privati siano attualmente ad un massimo storico del 23 per cento del totale della ricchezza finanziaria, in virtù di una crescita costante, iniziata negli anni Novanta in occasione delle prime riforme del sistema pensionistico pubblico.
Inoltre, va anche sottolineata la crescita continua delle attività sull’estero delle famiglie italiane, passate dal 4 per cento del 1995 ad oltre il 10 per cento del 2017 sul totale della ricchezza finanziaria. Il fenomeno è stato in gran parte dovuto alla crescita dei fondi comuni esteri, controllati sia dalle banche italiane sia da intermediari di altri Paesi.
Negli Stati Uniti, in Giappone, nel Regno Unito e in Canada, la Borsa è più sviluppata che nell’area dell’euro, come mostrato dal rapporto capitalizzazione/PIL e da un maggior tasso di partecipazione, diretto e indiretto, delle famiglie ai mercati finanziari. In questi Paesi, inoltre, la previdenza pubblica ha un ruolo più limitato rispetto ai Paesi dell’area euro: ciò ha spinto, da decenni, le famiglie di questi Paesi a maggiori investimenti in fondi comuni, prodotti assicurativi e pensionistici.
I depositi sono predominanti in Giappone, dove la persistenza di una bassa inflazione ha indotto le famiglie a privilegiare uno strumento il cui valore è fisso in termini nominali. Anche in Germania, Spagna e Italia, Paesi tradizionalmente basati su un forte ruolo delle banche, i depositi sono lo strumento più diffuso. Gli Stati Uniti sono al primo posto per il peso di azioni e partecipazioni. Nel Regno Unito, prevalgono gli strumenti assicurativi e pensionistici. Gli Stati Uniti e l’Italia sono i paesi con la maggior diffusione relativa di titoli, emessi soprattutto dalle imprese negli Usa e dalle amministrazioni pubbliche in Italia.
In Italia, le passività delle famiglie, seppur passate dal 36 per cento del 1995 all’80 per cento del reddito disponibile del 2017, rimangono basse al confronto con altri Paesi.
Complessivamente, negli ultimi venti anni il portafoglio finanziario delle famiglie italiane è diventato più simile a quello medio dei Paesi avanzati, pur mantenendo alcune caratteristiche peculiari.
Nel file .PDF di seguito, il paper completo.