Come valorizzare i luoghi culturali, secondo Jeffrey Schnapp

Nell’immagine: Jeffrey Schnapp.

Lo statunitense Jeffrey Schnapp è una personalità poliedrica: designer, storico e umanista.

Ha compiuto Studi Classici alla Stanford University, dove si è laureato in Filologia, per poi approdare alla Harvard University, dove tiene le cattedre di Lingue e Letterature Romanze e di Letteratura Comparata.

L’approccio alla ricerca di questo 66enne newyorkese è molto interdisciplinare: ama lavorare all’incrocio tra letteratura, architettura, design, storia della scienza, con un particolare interesse per la cultura italiana del Medioevo e del Novecento. Schnapp è anche co-direttore del Berkman Center for Internet and Society presso l’Università di Harvard, e da anni conduce ricerche su come “integrare” cultura umanistica e mondo digitale.

Dal 2015, lavora anche con una azienda italiana: la Piaggio, dove è Chief Visionary Officer della Piaggio Fast Forward, la società americana della Piaggio che, a Boston (negli USA), lavora sulle nuove forme e sui nuovi design della mobilità urbana, con un team di cinquanta persone fra designers, ingegneri e managers.

Nei giorni scorsi, su invito dell’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia, Schnapp ha tenuto il webinar Il museo in movimento. Tecnologia, innovazione e valorizzazione dei siti culturali.

«Noi esseri umani siamo bravi ad accumulare e collezionare materiali – ha spiegato Schnapp, parlando in un ottimo italiano –. Ma la tecnologia non fornisce una risposta coerente sul presente e sul domani dei musei. Ogni oggetto culturale è un network: i musei e gli archivi sono un insieme di connessioni. I musei, le biblioteche, gli archivi possono diventare gli smart spaces della società. I musei devono creare modalità di comunicazione adatte alle nuove generazioni. Di per sé, le tecnologie non ci forniscono risposte: dobbiamo essere noi, con spirito creativo, a trovare nuove strade. Le strategie ibride a base di partnerships sono vincenti. Il digitale è soltanto uno dei componenti dell’insieme di pratiche che dobbiamo mettere in campo. Bisogna sperimentare molto e prendere dei rischi».