Paolo Virzì è un regista solitamente attento ai temi sociali e con il film Il capitale umano ha unito commedia all'italiana, thriller e rappresentazione interclassista della società italiana.
Il senso di insoddisfazione per la propria vita è il filo che unisce le tre parti del film, prima della sintesi finale. Espresso con la grammatica del linguaggio cinematografico, il racconto si dipana attraverso alcune storie "esemplari", a partire dal padre di famiglia (separato e con una nuova compagna) che cerca l'ascesa sociale ed economica attraverso il contatto con un ricco uomo d'affari che lavora nella finanza speculativa, proseguendo con la moglie del ricco uomo d'affari, che può godere di uno stile di vita da privilegiata ma non è felice perché non riesce a coltivare le sue vere passioni, fino alla figlia adolescente del padre di famiglia di cui sopra, sospesa tra la relazione con il figlio dell'uomo d'affari e l'interesse per un altro ragazzo di estrazione "popolare". Il cast "sostiene" i personaggi interpretati ed ovviamente non mancano gli intrecci sentimentali "irregolari" e la necessità di "aggiustare" le situazioni in base al proprio livello sociale.
L'incastro delle storie mostra un affresco dell'Italia di oggi, sospesa tra sogni e bisogni. Il film è girato in Brianza ma le storie raccontate possono essere ben replicate anche in altre parti d'Italia.
Il confronto tra l'alta borghesia benestante e il ceto medio andato in crisi (morale ed economica) produce un effetto che rimanda alle attuali inquietudini della società italiana, tra problemi pratici da risolvere, meschinerie piccole e grandi, sentimenti sinceri e di convenienza.