Un altro tuffo nella storia dell’immaginario televisivo: questa volta, gli anni Novanta (e in più, uno sguardo al futuro degli audiovisivi)

Nell’immagine: gli attori protagonisti della serie televisiva statunitense Friends (1994 – 2004). Da sinistra: Courtney Cox (interprete del personaggio di Monica Geller), Lisa Kudrow (interprete del personaggio di Phoebe Buffay), Jennifer Aniston (interprete del personaggio di Rachel Green), Matthew Perry (interprete del personaggio di Chandler Bing), Matt LeBlanc (interprete del personaggio di Joey Tribbiani), David Schwimmer (interprete del personaggio di Ross Geller).

A metà maggio di quest’anno, ho pubblicato un post, su questo NòvaBlog, dedicato all’immaginario televisivo degli anni Ottanta, accennando, nel finale del post, ad alcune notizie di attualità nel mondo degli audiovisivi.

Nel frattempo, mi sono reso conto che quel post vi ha fatto brillare gli occhi (smile).

In questa calda giornata romana di inizio luglio, provo dunque a ricreare quella magia (smile).

Scrivendo del decennio successivo, per poi passare a news di questi giorni relative al settore televisivo e cinematografico.

Dunque: gli anni Novanta. A riguardarli oggi, non sono stati poi così male, considerando i problemi (giganteschi) che sarebbero arrivati, in Italia e nel mondo, nei decenni successivi.

Sicuramente, i Novanta ereditarono l’energia degli anni Ottanta, e in più furono gli anni del cool e della pienezza della cultura pop.

Fra le molte immagini che avrebbero potuto aprire questo post, ho scelto i protagonisti della sitcom Friends. Per quelli della mia generazione (i nati attorno al 1980), non c’è bisogno di spiegazioni (smile). Per coloro che non conoscessero Friends, si può dire che sia stato uno dei successi televisivi globali dei 90s: la storia si basava su sei amici, trentenni a New York, che avevano trovato nell’amicizia un “sostituto” della famiglia d’origine, e si aiutavano a vicenda nell’affrontare la vita, con esiti comici.

In quegli anni, peraltro, arrivarono sugli schermi televisivi molte produzioni USA che si rivelarono successi internazionali: Beverly Hills 90210, Baywatch, X – Files, Willy – Il Principe di Bel Air, E.R. – Medici in Prima Linea, soltanto per citarne alcune.

Al cinema, il film Basic Instinct fece scoprire (o riscoprire) sensazioni importanti a molte persone (smile), dando anche il successo a Sharon Stone (smile).

In campo musicale, ci furono tante sonorità: fu il decennio d’oro della musica dance, delle boy band, delle girl band, dei rapper americani della East Coast e della West Coast. Qualche nome ripescato nella memoria musicale pop di quegli anni: Oasis, Everything But The Girl, Mariah Carey, Take That, Spice Girls, R.E.M., Aerosmith, Bon Jovi, Lenny Kravitz, Jamiroquai, Red Hot Chili Peppers, Cranberries, Texas. In Italia, in quegli anni, due eventi musicali importanti erano il Festival di Sanremo e il Festivalbar, ed iniziavano ad affermarsi talenti musicali come Giorgia, Elisa, Irene Grandi, mentre Lorenzo “Jovanotti” Cherubini iniziava una lenta trasformazione da cantante a filosofo pop. Verso la fine del decennio, poi, si ballò anche la macarena (smile).

Sulla tv italiana, Carlo Massarini, con Mediamente, fu uno dei pionieri nello spiegare Internet e le nuove tecnologie agli italiani. In quel tempo, arrivarono sullo schermo televisivo altri talenti, come Rosario Fiorello (con il programma sul karaoke), Corrado Guzzanti (con il Pippo Chennedy Show), Daniele Luttazzi (con i personaggi interpretati in Mai dire Gol, uno dei programmi cult della tv italiana di quegli anni, nel quale apparvero anche altri personaggi – come lo stralunato agente sportivo Micio, interpretato da Claudio Bisio, che cercava di far passare per campioni di calcio dei giocatori che invece erano dei bidoni). Erano gli anni dei talk shows, e il Maurizio Costanzo Show era il “salotto televisivo” degli italiani.  Il 1996 rappresentò un momento di “ripartenza” per la fiction italiana, con il successo della serie tv Il Maresciallo Rocca (con Gigi Proietti).

Masticando una Brooklyn (“la gomma del ponte”) davanti alla tv, si potevano vedere anche gli sportivi famosi dell’epoca: ad esempio, Michael Jordan, che con i Chicago Bulls dominò la NBA di quegli anni (il campionato professionistico di basket negli Usa). Nel 1990, i Mondiali di Calcio si svolsero in Italia, e la favoritissima Nazionale italiana arrivò soltanto terza (vittoria alla Germania, sull’Argentina di Maradona), ma durante quel Mondiale tutta l’Italia si accorse di Totò Schillaci. Nel 1994, l’Italia arrivò in finale ai Mondiali di Calcio, negli Usa, e perse ai rigori contro il Brasile di Romario e Bebeto: vidi quella finale in Inghilterra (per vedere un’altra volta l’Italia in finale al Mondiale, ho dovuto aspettare dodici anni, ma nel 2006 andò meglio perché l’Italia vinse quel Mondiale, battendo ai rigori la Francia, smile). Durante i mesi invernali, gli italiani si interessavano anche allo sci per vedere cosa avrebbe combinato in gara Alberto Tomba. Nel campionato di calcio di serie A, erano gli anni del Milan allenato da Capello e della Juventus allenata da Lippi, mentre nell’Inter del presidente Moratti sbarcava il Fenomeno: Luís Nazário de Lima, detto Ronaldo. Nel 1995, inoltre, arrivò all’Inter un giovane argentino che sarebbe poi diventato una bandiera della Beneamata: Javier Zanetti. Negli anni Novanta, peraltro, ci fu la convivenza temporale di tre grandi talenti della storia del calcio: Baggio, Totti, Del Piero. Nel tennis maschile, gli statunitensi Pete Sampras e Andre Agassi davano vita ad una rivalità memorabile (come lo sarebbe stata, nel decennio successivo, quella tra Roger Federer e Rafael Nadal), mentre in quello femminile la tedesca Steffi Graf dominava gli Slam, e la carriera della serba Monica Seles veniva interrotta dall’aggressione di uno squilibrato. Ricordiamo anche il morso di Mike Tyson all’orecchio di Evander Holyfield nel match del campionato mondiale dei pesi massimi di boxe del 1997. Già, il 1997: in quell’anno morì Lady Diana, in circostanze controverse.

Nel mondo della moda, gli anni Novanta segnarono l’affermazione di top model come la tedesca Claudia Schiffer e l’italiana Monica Bellucci. Giorgio Armani, Elio Fiorucci (1935 – 2015), Valentino Garavani, Gianfranco Ferré (1944 – 2007) erano ancora i simboli della moda italiana, mentre Gianni Versace (1946 – 1997) fu assassinato. Nel corso dei Novanta, emersero Domenico Dolce e Stefano Gabbana fra gli stilisti italiani.

Uno dei video games più famosi del decennio fu Tomb Raider, nel quale l’archeologa Lara Croft si immergeva in avventure varie.

In quel decennio, iniziò ad arrivare nelle mani degli italiani un oggetto che avrebbe  rivoluzionato le modalità di comunicazione: il telefono portatile, che una quindicina di anni dopo sarebbe diventato lo smartphone. Le cabine telefoniche erano destinate a diventare oggetti di modernariato, così come i gettoni da 200 lire.

Già, la lira: colei che fu la moneta italiana. Nei Novanta, si arrivò a stabilire che in futuro ci sarebbe stata una nuova moneta in Europa: l’euro. Per l’Italia, venne stabilito il rapporto di 1 euro = 1.936,27 lire. Il tempo ha poi rivelato che introdurre una moneta unica in Europa sarebbe stato un progetto complicato da portare avanti, perché i Paesi europei non hanno economie molto omogenee. Nei 90, pensare di uscire dall’Unione Europea sembrava assolutamente impossibile, ma poi nel 2016 è successa la Brexit.

In campo sociale e politico, furono anni duri e complessi in Italia: Tangentopoli e le stragi di mafia segnarono quegli anni. L’ingresso in politica di Berlusconi determinò un cambiamento irreversibile nel modo di intendere e di fare la politica. Gli scontri ideologici toccarono momenti molto aspri.

Dal punto di vista della politica internazionale, in quegli anni c’era Clinton alla Casa Bianca. Negli anni Ottanta, Margaret Thatcher aveva rimesso in sesto la Gran Bretagna, negli anni Novanta John Major aveva proseguito l’opera, e successivamente Tony Blair si ritrovò a gestire una Gran Bretagna cool. Il Muro di Berlino era ormai caduto, la Germania era riunificata ed Helmut Kohl (1930 – 2017) era il Cancelliere tedesco. In quel periodo, iniziò la disgregazione dell’URSS, della Jugoslavia e della Cecoslovacchia. La Cina era ancora un gigante dormiente, mentre il Giappone entrava in una prolungata fase di stagnazione economica.

Pian piano, Internet iniziava a diffondersi nel mondo, e nella seconda metà del decennio ci fu il boom della “New Economy”, che durò fino all’inizio del 2000. Dopo, ci fu lo sboom, ma questa è storia del decennio successivo.

Il terrorismo globale esisteva già allora, ma non era ancora entrato nella vita dell’Occidente. Ci entrerà l’11 settembre 2001.

Nel frattempo, le luci della modernità – irradiate dalla televisione – erano ai massimi livelli, a livello sociale, culturale, economico. Furono gli anni dello splendore della tv e dei media generalisti. Ed erano ancora anni d’oro per la pubblicità televisiva. Qualcuno – come lo studioso di comunicazione Alberto Abruzzese – iniziava già ad interrogarsi sul destino del linguaggio audiovisivo.

Proprio negli anni Novanta – nel 1997 – nacque una azienda, a Los Gatos (California), che nel giro di vent’anni sarebbe riuscita a sorpassare la tv via cavo negli Usa: Netflix, fondata e guidata ancora oggi da Reed Hastings (oggi 57enne). Alla fine del primo trimestre 2017, Netflix ha superato la quota di 50 milioni di abbonati negli Stati Uniti, sorpassando per la prima volta la tradizionale tv via cavo (rimasta ferma a 48,6 milioni di abbonati). Attualmente, gli abbonati a Netflix sono circa 100 milioni: 50 negli Usa e 50 al di fuori degli States. Il trend (culturale e di business) che si sta evidenziando è dunque quello dell’accettazione del pagamento di un abbonamento per poter vedere film e serie tv con modalità differenti dalla fruizione tradizionale, sia negli Stati sia negli altri Paesi del mondo. Netflix ha raggiunto il picco? L’azienda è quotata alla Borsa di New York, e lunedì 17 luglio 2017 è in calendario la prossima trimestrale, nella quale Hastings aggiornerà il mercato sull’andamento del business dell’azienda.

Che il mondo degli audiovisivi sia in fermento in questi anni, è un dato di fatto. Con un doppio movimento: verso il futuro e verso il passato.

Ad esempio, Will & Grace, una brillante sitcom statunitense andata in onda fra il 1998 e il 2006, tornerà in tv: la rete televisiva NBC ha deciso di produrne una nuova stagione: sarà la nona, con dodici episodi. Il nuovo debutto negli Stati Uniti è previsto nell’autunno 2017, con cadenza settimanale, sulla NBC. In Italia, mancano ancora conferme su quale network trasmetterà le nuove puntate. Nei nuovi episodi, torneranno tutti i personaggi di Will & Grace: l’avvocato Will Truman (interpretato da Eric McCormack), la designer d’interni Grace Adler (Debra Messing), l’aspirante attore Jack McFarland (Sean Hayes) e la cinica Karen Walker (Megan Mullally).

Oltre ai revival, nelle produzioni tv ci possono essere anche gli spin-offs (che di solito prendono spunto da un personaggio che ha avuto successo in serie precedenti). Joey, ad esempio, è stato lo spin-off di Friends. E negli ultimi dieci anni, c’è stata una sitcom (a tema scientifico) che ha avuto un successo globale: The Big Bang Theory, ideata da Chuck Lorre. Pur trattandosi di una serie corale, il personaggio del fisico teorico Sheldon Cooper (interpretato da Jim Parsons) è la vera star di questa sitcom. E il personaggio di Sheldon Cooper darà vita a uno spin-off: Young Sheldon, la serie tv nata da The Big Bang Theory, prodotta dalla CBS. Jim Parsons, che interpreta Sheldon Cooper nella serie originale, sarà produttore esecutivo assieme a Chuck Lorre e allo showrunner Steve Molaro. La serie racconterà l’infanzia e l’adolescenza di Sheldon in Texas, con Iain Armitage ad interpretare il giovane Sheldon.

Nel frattempo, una delle serie tv più interessanti degli ultimi anni è arrivata alla quinta stagione: Orange is the New Black, prodotta da Netflix, racconta la vita delle detenute in un carcere femminile negli Stati Uniti. Si tratta di una narrazione ambientata all’interno di una situazione “estrema”, che mostra diversi lati dell’animo umano, con in più la complessità della psicologia femminile. In Italia, la quinta stagione è in onda dal 22 giugno 2017, il giovedì alle ore 21,15 sul canale Mediaset Stories Premium.

Le serie tv di questi anni, d’altra parte, sono diventate un fenomeno con dei risvolti da approfondire (come il binge watching).

Jason Mittell, classe 1970, docente di Televisione, Cinema e Cultura Mediale al Middlebury College (Vermont, Usa) nel suo libro Complex TV. Teoria e tecnica dello storytelling delle serie tv (Minimum Fax editore, 2017, ed. or. Complex TV: The Poetics of Contemporary Television Storytelling, NYU Press, 2015) mostra come la narrazione “complessa” delle serie tv di questa epoca sia differente da quella del passato. Secondo Mittell, gli approcci della psicologia cognitiva sono pienamente compatibili con gli approcci culturali per poter analizzare le narrazioni televisive.

Il tema è, ovviamente, aperto a varie interpretazioni.

Un autore – di tv, documentari e show dal vivo – specializzato sulle produzioni audiovisive italiane e statunitensi è Luca Martera, che si occupa di questi temi da molti anni, sia come operatore di mercato sia come studioso.

Gli audiovisivi sono un business sempre più globale: ad esempio, nei giorni scorsi Facebook ha siglato un accordo con Fox Sports per trasmettere in diretta negli Usa dodici partite della prossima edizione della Champions League (il più importante torneo europeo di calcio per squadre di club).

Per coloro che sono interessati, a vario titolo, al mercato televisivo, cinematografico, dei documentari, un appuntamento da segnare in agenda è MIA – Mercato Internazionale dell’Audiovisivo, in programma dal 19 al 23 ottobre 2017 a Roma.

In Italia, avvicinare il pubblico anagraficamente maturo della tv generalista al mondo del web e delle nuove tecnologie, è una impresa che sembra molto ardita.

Ma ci sono due tentativi in corso sul broadcaster pubblico italiano (la Rai).

Tra maggio e giugno 2017, su Rai 4 è andato in onda Kudos, condotto da Giulia Arena (classe 1994, Miss Italia 2013, modella e conduttrice televisiva) e Leonardo Decarli (classe 1990, cantante, attore, speaker radiofonico e web star), con la collaborazione di Diletta Parlangeli (classe 1984, giornalista professionista, scrive di tecnologia e spettacoli per Wired Italia, Il Fatto Quotidiano, La Stampa). Kudos tornerà in onda su Rai 4 a settembre 2017 e continuerà ad indagare il mondo della Rete, con uno stile improntato all’infotainment.

Complimenti per la connessione, invece, è una “sitcom breve” che cerca di alfabetizzare gli italiani (soprattutto quelli meno avvezzi alle innovazioni) al mondo delle nuove tecnologie. La serie ha esordito l’11 luglio 2016 su Rai 1, con venti puntate andate in onda fino al 5 agosto 2016. La produzione è targata Lux Vide (una casa di produzione televisiva italiana che da sempre ha una “special relationship” con la Rai per la creazione di contenuti audiovisivi educativi), in collaborazione con Rai Fiction.

La serie prende spunto dalla popolare serie tv italiana Don Matteo (prodotta anch’essa dalla Lux Vide). Alcuni degli attori che interpretano questa serie tv (tra i quali, il noto attore italiano Nino Frassica) recitano anche in Complimenti per la connessione, assieme ad altri attori, con l’obiettivo di spiegare, in maniera comprensibile ai non addetti ai lavori, le funzionalità degli oggetti tecnologici e cosa si può fare con essi.

La seconda serie di Complimenti per la connessione è iniziata lunedì 3 luglio 2017, e va in onda su Rai 1 alle ore 20,35 (durata: 6 minuti), dal lunedì al venerdì, per venti puntate (fino a venerdì 28 luglio 2017). Regista: Valerio Bergesio, autore anche del soggetto di serie. Le singole puntate sono firmate da Nino Frassica (attore protagonista della serie), Fabio Morici e Marco Diotallevi. I temi delle prossime puntate sono: Binge Watching (4 luglio 2017), Smartwatch (5 luglio 2017), Scuola Digitale (6 luglio 2017), Assistente Vocale (7 luglio 2017).

E anche quest’altro tuffo è fatto (smile).