Raccontare la scienza e l'innovazione implica un livello di attenzione alla comunicazione ancora più elevato.
Domani, sabato 4 settembre, alle ore 21 su Rai 3 andrà in onda il programma televisivo Cosmo. Siamo tutti una rete, prodotto dalla Hangar, factory creativa fondata dagli autori televisivi Gregorio Paolini e Simonetta Martone.
Far vedere la scienza e l'innovazione sulla televisione generalista italiana è una sfida impegnativa, tenuto presente che una delle "leggi" della televisione è: esiste soltanto ciò che si vede. Nella storia della televisione italiana, A come Andromeda fu uno sceneggiato televisivo trasmesso sulla Rai nei primi anni Settanta, basato sull'omonimo romanzo di fantascienza di Fred Hoyle e adattato per la tv. Al di là della trasposizione in fiction, in Italia il racconto televisivo della scienza e dell'innovazione è sempre stato molto rivolto alla divulgazione scientifica (pure importante), con esiti diversi in base al programma. Nel frattempo, l'idea di spostare l'attenzione sulle ricadute sociali e culturali dell'innovazione fu ben applicata nel programma Mediamente (1995 – 2002, sulla Rai). Oggi, verso gli anni '10 del XXI secolo, sembra giunto il momento di andare oltre l'aspetto divulgativo. E per farlo, non si può che innovare, o almeno tentare di farlo.
I programmi televisivi sono frutto di un lavoro di squadra, e nel caso di Cosmo si vuole provare a raccontare l'attualità della ricerca scientifica tramite un magazine televisivo, centrato sulle conseguenze dell'innovazione tecnologica e scientifica sulla vita futura dei bambini e ragazzi di oggi. A partire dalla consapevolezza che il futuro è ciò che si costruisce nel presente, senza dimenticare ciò che è stato fatto nel passato.
Il conduttore del programma è Luca De Biase, responsabile di Nòva-Il Sole 24 Ore, e in merito si può leggere questo suo post.