E' attesa in questi giorni (giovedì 13 settembre, con diretta streaming a partire dalle 10.30 sul sito www.italiastartup.it) la presentazione delle misure elaborate dalla Commissione sulle start up voluta dal ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera.
Si tratta di una commissione, di cui fanno parte alcuni tra i principali esperti italiani d'innovazione, che nei mesi scorsi ha discusso i provvedimenti che potrebbero favorire la creazione di imprese innovative e sostenere l'occupazione giovanile in Italia.
In attesa delle proposte elaborate dalla task force – che verranno portate in Consiglio dei Ministri da Passera – non si può fare a meno di condividere alcune riflessioni sul mercato del lavoro in Italia, che, come ho scritto nel titolo del post, va innovato e con lungimiranza.
E' accaduto, infatti, qualcosa di largamente imprevisto: il ceto medio occidentale (una delle maggiori "invenzioni" del Novecento) è andato in crisi. A parte alcuni rari casi, l'epoca del posto fisso è ormai al tramonto, e questo fatto genera conseguenze sia di breve che di lungo termine.
Le conseguenze di breve termine sono già visibili: aumento diffuso del precariato, insofferenza (esplicita o latente) per la mancanza di prospettive, frustrazione e/o rassegnazione per la propria condizione lavorativa.
Ma nel lungo termine, i problemi possono essere corretti o almeno impostati verso un miglioramento, se vengono prese decisioni lungimiranti. Perché il lavoro, oltre ad essere cercato, dovrà essere sempre più anche creato.
Oggi, le reti digitali permettono certamente un maggior livello di comunicazione anche in questo campo, e da circa un paio d'anni stiamo assistendo all'ascesa di LinkedIn: social network semi-generalista (nato negli Stati Uniti e quotato a Wall Street) in cui si condivide il curriculum e si cercano contatti di lavoro, con attualmente 175 milioni di iscritti nel mondo.
Qualcuno dirà: l'Italia è una Repubblica fondata sul "tengo famiglia". Ma le generazioni che usano maggiormente le reti (i ventenni e i trentenni) sono anche quelle che stanno pagando il prezzo maggiore della crisi, in termini di occupazione reale. Sbloccare il mercato del lavoro in Italia è fondamentale per cercare di fare ripartire il Paese. L'economia italiana si regge su un tessuto di piccole e medie imprese che oggi si trovano in difficoltà, vuoi per scelte non lungimiranti (mancanza di innovazione e ammodernamento) vuoi per indifferenza politica.
Eppure anche in Italia c'è un ecosistema di start up – con idee e persone meritevoli d'attenzione – che troverebbe beneficio da un mercato del lavoro basato su poche e chiare regole e su una flessibilità intelligente.
Ormai da molti anni, la società civile è più avanti della politica nel proporre soluzioni ai problemi dei cittadini. Ed è proprio nel grande ventre della società che la politica dovrebbe guardare per recuperare credibilità e fare proposte meno confusionarie e più ragionate. In tal senso, un caso recente è quello del Forum Nazionale degli Organismi di Mediazione e dei Mediatori Civili: una lobby, in stile anglosassone, tesa a favorire la cultura della conciliazione in Italia. Si tratta di un luogo d'incontro aperto a tutti gli organismi ed operatori del settore della mediazione civile e commerciale. L'obiettivo è cooperare con la classe politica per la presentazione di proposte di legge (gli incontri si svolgono una volta al mese a Roma in una sede istituzionale) e di iniziative sociali.
Il fenomeno dei freelance fa parte dei cambiamenti nel mondo del lavoro e, non avendo un posto fisso, sono proprio queste persone ad avere il polso della situazione, perché sono le prime a verificare, sulla propria pelle, la congiuntura del momento.
In un post di quest'anno sul blog di LinkedIn, vengono mostrati i settori lavorativi in crescita e in contrazione dal 2007 al 2011. I dati sono relativi principalmente agli Stati Uniti, ma possono indicare un trend anche a livello internazionale: tra i settori in crescita figurano le energie rinnovabili, internet, l'editoria online e l'e-learning. In fase di contrazione, invece, i giornali, l'edilizia e l'automotive.
Ed è in rete che si può cercare, anche in tempi difficili come questi.
Global Job Finder è un sito/motore di ricerca per cercare la posizione lavorativa più vicina alle proprie caratteristiche. In lingua inglese e per lavori in tutto il mondo.
Vizify (Usa) è invece uno strumento online per creare una biografia lavorativa in forma di infografica/racconto interattivo.
In ambito italiano, ci sono alcuni casi.
Jobberone è una piattaforma social italiana dedicata al mondo del lavoro. E' gratuita e permette una interazione diretta fra privati e aziende.
CareerJet è invece un motore di ricerca che scandaglia le pagine internet che contengono offerte di lavoro e le indicizza in un unico database.
Più centrata sui lavori creativi e del mondo della comunicazione è Crebs: una creative job board (il nome nasce dalla fusione di creative e jobs) dedicata alla domanda e all'offerta di lavoro per giovani creativi e professionisti in Italia.
E il mondo online funziona ancora meglio quando riesce ad integrarsi con il mondo fisico.
Pick Center è un business center che propone uffici in affitto a Roma, con sedi in centro e all'Eur (zona sud-ovest della città), per liberi professionisti che debbano tenere riunioni con i clienti o abbiano necessità di uno spazio lavorativo dotato di tecnologie e strutture adeguate al proprio lavoro.
Il mondo è certamente cambiato negli ultimi anni, e al giorno d'oggi va considerato anche l'approccio mentale di chi si trova, per scelta o per necessità, all'interno di percorsi lavorativi non tradizionali. E dunque, chiudiamo con l'infografica qui sotto [fonte: 24Seven Talent]