Nei giorni scorsi, è venuto a mancare Gianfranco Bettetini (1933 – 2017). Si tratta di una persona forse poco nota al largo pubblico, ma ben conosciuta nel panorama accademico-culturale italiano. Per chi volesse leggerne un ricordo, si consiglia l’articolo di Francesco Casetti (un suo allievo, attualmente professore di media e comunicazione alla Yale University negli Stati Uniti) pubblicato sul supplemento Domenica del Sole 24 Ore di oggi 15 gennaio 2017 (pag. 25). Online, l’articolo si può leggere qui.
Nel corso della sua vita, Bettetini è stato regista televisivo (in Rai) e cinematografico, autore di libri, professore all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. In particolare, è stato uno dei “padri fondatori” degli studi accademici sulla comunicazione in Italia, che sono sfociati nella creazione dei corsi di laurea in Scienze della Comunicazione nei primi anni Novanta. Introdurre questo tipo di corsi di laurea fu un tentativo di modernizzare l’università e la cultura italiane. Venticinque anni dopo, si può dire che questo tentativo abbia prodotto alcune conseguenze buone e altre discutibili (ogni tanto, sui media italiani si riaccende la discussione sulla utilità o meno di questo tipo di studi). Oltre a Bettetini, gli altri padri fondatori delle Scienze della Comunicazione in Italia furono Umberto Eco (1932 – 2016), Alberto Abruzzese, Mario Morcellini (questi ultimi due professori, sono recentemente andati in pensione). Con Bettetini ed Eco più operativi nel Nord Italia, Abruzzese e Morcellini più attivi al Centro-Sud.
Al di là del buon rapporto che ho con Alberto Abruzzese, provo a fare un (parziale) bilancio della valenza degli studi di comunicazione in Italia, con riferimento a persone laureate in Scienze della Comunicazione. Ho frequentato questo corso di laurea all’Università La Sapienza di Roma tra il 1999 e il 2004, laureandomi con il percorso di studi tradizionale (corso di laurea di 5 anni). Chiaramente, dal 2004 ad oggi, sono successe moltissime cose: la riforma universitaria del 3+2, ad esempio, implicava una profonda riprogettazione dei corsi di laurea (in tutte le aree del sapere, non soltanto nelle scienze della comunicazione).
La capacità di vivere il mondo contemporaneo in modo più “aggiornato” rispetto ad altre persone laureate in discipline più tradizionali, è il tratto caratteristico fornito dagli studi in Scienze della Comunicazione. E una decina di anni dopo, è molto variegato il panorama dei laureati in Scienze della Comunicazione di quella epoca (metà degli anni Zero): per fare qualche esempio, ci sono persone come Claudio Bontempi (attuale manager del marketing e dei media digitali di Lottomatica), Mauro Carducci (manager delle digital sales presso CA Technologies a Praga), Vito De Biasi (giornalista freelancer e fashion editor), Rosario Morabito (fashion journalist a Londra), Simone De Stefanis (responsabile comunicazione della Divisione Calcio a 5 – Federazione Italiana Giuoco Calcio – Lega Nazionale Dilettanti), Salvatore Gulisano (giornalista televisivo, attualmente a La7), Vito Lops (giornalista economico, attualmente al Sole 24 Ore), Agnese Cecchini (giornalista specializzata nel settore dell’energia), Cristina De Palma (autrice televisiva, attualmente a Mediaset, e anche fotografa freelancer), Guido Del Duca (responsabile della libreria First Laugh a Roma), Meri Mura (esperta in Relazioni Pubbliche e in Social Media, con esperienze di lavoro all’estero), Cristiana Capotondi (attrice televisiva e cinematografica), Alessandra Colucci (esperta in comunicazione d’impresa tra Italia e Gran Bretagna), Federico Capitoni (giornalista radiofonico e critico musicale), Chiara Cecilia Santamaria (blogger, scrittrice e web star), Luigi Costa (specializzato in gestione delle risorse umane, attualmente in forza a Carlson Wagonlit Travel), Alessandra Frasca (manager della comunicazione digitale in Omnicom Media Group), Roberta Panna (specialista in marketing digitale presso Cattolica Assicurazioni), Ignazio Cacciaguerra (redattore televisivo in Rai), Stefano Mizzella (esperto in Open Innovation), Serena Danna (giornalista culturale, attualmente al Corriere della Sera), Eleonora Voltolina (direttrice della testata online La Repubblica degli Stagisti), Cecilia Guida (direttrice di Unidee-University of Ideas alla Fondazione Michelangelo Pistoletto), Alessandro Santucci (autore televisivo), Caterina Cotugno (manager della comunicazione per la Camera di Commercio e Industria Italiana nel Regno Unito), Giusi Alessio (responsabile ufficio stampa di Zètema-Progetto Cultura), Rosella Recchia (copy strategist ed esperta in comunicazione pubblicitaria, attualmente presso Triumph Group), Valentina Imperi (analista di marketing presso Assurant Solutions, negli Stati Uniti), Fabio Massimo Cocaina (manager dei media digitali in Mindshare), Marco Congiu (giornalista televisivo, attualmente a Sky Tg24), Gabriele Niola (giornalista e critico di cinema, web series e video games).
La generazione dei trentenni che ha studiato Scienze della Comunicazione è una delle più interessanti: si tratta di persone capaci di muoversi nel mondo digitale, già con qualche esperienza rilevante a livello lavorativo, e ben formati sul piano teorico.