In vino veritas, e anche business in Cina e in Russia

In vino veritas, dicevano gli antichi greci e gli antichi romani, e spesso sotto l’influsso del nettare di Bacco ci si lasciava andare un po’, rivelando fatti e pensieri solitamente tenuti per sé.

Ma se è vero che nel vino c’è la verità, è anche vero che al giorno d’oggi nel vino c’è anche business, come dimostrato dal crescente interesse per il vino italiano in paesi come la Cina e la Russia.

In particolare, il Consorzio Vino Chianti (con aziende dislocate nella regione Toscana) sta registrando un aumento del business in questi due Paesi.

E nei giorni scorsi, si è rafforzato il patto di collaborazione commerciale tra la Cina e il Consorzio Vino Chianti. È quanto emerso al Qwine 2019, importante fiera del mercato asiatico, dove c’è stata anche la partecipazione del presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi: «C’è grande soddisfazione – ha affermato Busi per il profondo rispetto che siamo riusciti a conquistare in un Paese dalle enormi potenzialità ma anche molto difficile. Il Governo cinese, da poco tempo, ha deciso di inserire il Chianti fra i prodotti da proteggere da concorrenza sleale e falsi. Una scelta dirimente perché è sulla qualità del prodotto che ci giocheremo il futuro nei nuovi mercati e perché il rapporto con la Cina è strategico. Noi investiamo in Cina circa il 40/50% dei fondi che mettiamo a disposizione per la promozione internazionale, una cifra pari a circa 700.000 euro».

«Crediamo nella Cina – prosegue Busi perché si tratta di un Paese non solo enorme, ma con potenzialità di sviluppo interessanti, in cui appaiono sempre più importanti i temi della qualità della vita. E fra questi si impone anche la qualità dei prodotti, un terreno su cui possiamo competere. Abbiamo dalla nostra una storia di tradizione e professionalità con pochi eguali: ogni bottiglia di Chianti che esce dalle cantine delle nostre aziende è stata creata seguendo rigide regole di produzione e vendita. Abbiamo dimostrato con i fatti ai nostri interlocutori cinesi che noi rispettiamo il consumatore, e quindi il mercato ci rispetta e ci apprezza».

Il trend di crescita sta continuando anche sul mercato russo.

In questi giorni, il Consorzio del Chianti DOCG partecipa, insieme al Gambero Rosso, ad un roadshow dedicato ai buyers russi. Con tappe a Mosca e San Pietroburgo, si alternano degustazioni, seminari guidati, incontri con gli operatori, sotto il Chianti Matrioska Stories, il concept messo a punto per l’occasione e ispirato alle celebri bambole tradizionali russe.

Per far conoscere ai buyers russi i propri vini, infatti, il Consorzio Vino Chianti ha progettato incontri, della durata di pochi minuti, in cui i produttori raccontano la propria storia, racchiusa all’interno di quella della Denominazione, come in una matrioska.

Le esportazioni di vino italiano in Russia continuano il loro trend positivo: nel 2018 la crescita registrata è stata del 4,5%, con una brillante performance del settore delle bollicine. Con 264 milioni di euro di esportazioni, l’Italia mantiene la posizione di leader del mercato enologico in Russia con una quota di mercato vicina al 30%.

«Il mercato russo è per noi un bacino di espansione commerciale dalle elevatissime potenzialità – dichiara il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi –. I vini italiani stanno vivendo un momento felice in Russia, come dimostrato dai numeri. Si tratta di un solido percorso di crescita, trainato dallo straordinario successo della cucina italiana in Russia. Con queste premesse stiamo spingendo sulla conoscenza del Chianti per consolidare e allargare ulteriormente la nostra presenza».