Alcune osservazioni della Federal Reserve sui sistemi digitali di pagamento e sulle valute digitali

La Federal Reserve, ovvero la Banca Centrale degli Stati Uniti d’America, monitora costantemente l’economia Usa, al fine di garantire la crescita economica del Paese e tenere l’inflazione sotto controllo.

Come è noto, l’economia statunitense si sviluppa su un territorio davvero molto ampio che raggiunge due oceani (Atlantico e Pacifico). Così come è noto il grande livello di varietà dell’economia Usa.

La ricerca più recente della Federal Reserve sui sistemi di pagamento risale al 2019: tra i 174 miliardi di dollari di pagamenti effettuati senza contanti nel 2018, più del 75% è stato fatto con carte di pagamento (tra carte di credito, carte di debito, carte prepagate).

Per monitorare un territorio così vasto, la Fed (Federal Reserve) ha suddiviso il territorio degli Stati Uniti in dodici distretti, in ognuno dei quali c’è una sede della Fed (solitamente collocata in un centro abitato di dimensioni grandi/medio-grandi).

La Fed di Kansas City si occupa di seguire l’economia della zona del Midwest/Montagne Rocciose degli Usa.

E fin dal 1999 al suo interno lavora un gruppo di esperti – chiamato Payments System Research Group – che si occupa di analizzare l’evoluzione dei sistemi di pagamento negli Usa e nel mondo, al fine di identificare rischi e opportunità.

Nei giorni scorsi (febbraio 2020), sono state pubblicate le osservazioni più recenti elaborate da questo gruppo di esperti della Fed di Kansas City, coordinato da Susan Zubradt.

Nel corso degli ultimi venti anni, la tecnologia è stata sempre più presente nei cambiamenti nel mondo dei pagamenti retail. Negli anni Dieci, sono comparsi nuovi metodi di pagamento, come le valute digitali, che si affidano a tecnologie come blockchain, distributed ledger, crittografia. Queste innovazioni hanno iniziato a modificare il processo sottostante di pagamento. Inoltre, tecnologie come machine learning e intelligenza artificiale sono state adottate per prevenire frodi nei pagamenti. Frodi che sono diventate sempre più sofisticate nel corso del tempo.

Altro grande tema portato all’attenzione è il ruolo di grandi corporations tecnologiche Usa – come Facebook, Amazon, Google – nel progettare servizi finanziari basati sull’utilizzo dei dati dei propri utenti.

Il briefing di ricerca si conclude ponendo alcuni rilevanti domande sull’efficienza, la sicurezza e la stabilità dei sistemi di pagamento, sul livello di adozione delle nuove forme di pagamento da parte delle persone e delle aziende, sul ruolo delle banche centrali di fronte a queste innovazioni.

Un altro grande tema analizzato di recente (febbraio 2020) dalla Fed di Kansas City riguarda il rapporto tra le valute emesse dalla Banca Centrale e le valute private digitali, con riferimento anche all’ipotesi di valute digitali emesse dalla Banca Centrale.

Le valute private, emesse da singole banche e alternative a quelle ufficiali della Banca Centrale, non sono una novità assoluta nel mondo: ad esempio, in Svezia, fino al 1903, ci fu la coesistenza di valute emesse da singole banche e dalla Banca Centrale di quel Paese. In Canada, le valute private e quella ufficiale sono state contemporaneamente in circolazione fino al 1950. Negli Stati Uniti, le valute private e quella emessa dalla Banca Centrale sono state entrambe in uso tra il 1914 e il 1935.

A partire dal secondo Novecento, in gran parte del mondo le Banche Centrali dei singoli Paesi diventarono gli unici soggetti a poter emettere valute in maniera legale: le valute private venivano considerate come una minaccia alla politica monetaria e alla stabilità dei sistemi finanziari, e, negli Usa, erano considerate anche come un ostacolo alla capacità della Federal Reserve di detenere il controllo delle riserve di denaro.

Durante gli anni Dieci del XXI secolo, sono emerse nuove forme di valute private digitali, che però fino ad oggi non hanno avuto una diffusione rapida nel settore dei pagamenti retail: il motivo, sostiene la Fed di Kansas City, consiste nel fatto che le persone e le aziende non desiderano adottare un prodotto di pagamento finché non vedono che molte altre persone e molte altre aziende lo usano già.

A differenza delle altre valute digitali private, le digital currencies create da grandi aziende tecnologiche (come Facebook, Amazon, Google) avrebbero il potenziale per arrivare a fare massa critica, poiché queste corporations hanno già una base di utenti davvero molto ampia.

Già da diversi anni, le Banche Centrali stanno ragionando sulla possibilità di emettere una propria valuta digitale, ma per il momento questo sembra un discorso prematuro. Anche se le grandi corporations tecnologiche hanno una enorme base di utenti, non è sicuro che i loro utenti adotterebbero in massa le valute digitali emesse da aziende private.

In realtà, oltre alla competizione portata dai big della tecnologia, la Fed e le altre Banche Centrali hanno altri motivi per continuare a ragionare sulle valute digitali.

Ad esempio, le valute digitali istituite da una Banca Centrale potrebbero essere uno strumento finanziario sicuro in Paesi dove c’è già un declino del denaro contante. In Svezia, i pagamenti in contanti nel settore retail sono passati dal 40% del 2010 al 15% del 2016. Inoltre, queste Central Bank Digital Currencies potrebbero essere di aiuto per 1,7 miliardi di adulti nel mondo che non hanno un conto bancario, anche se in questo caso sarebbero necessari uno smartphone e una buona connessione internet. In terzo luogo, queste valute potrebbero rafforzare la resilienza dei sistemi di pagamento, fornendo una presenza “pubblica” nel campo dei pagamenti. Inoltre, si potrebbero modernizzare le Banche Centrali stesse, attraverso nuove tecnologie portatrici di maggiore efficienza. Infine, si potrebbe aumentare la privacy durante le transazioni di denaro effettuate in digitale. Addirittura, le Central Bank Digital Currencies potrebbero portare a tassi di interesse negativi, ma la creazione di valute digitali, di per sé, non sarebbe sufficiente per arrivare a tassi di interesse negativi, e comunque i tassi di interesse negativi richiederebbero l’abolizione del denaro contante e non soltanto l’introduzione di una alternativa elettronica.

Le Central Bank Digital Currencies possono essere ideate in diversi modi, e una valuta digitale progettata da una Banca Centrale per migliorare un aspetto non è detto che generi impatti positivi anche su altri aspetti.

Le questioni relative al futuro dei sistemi di pagamento sono dunque numerose, e il Payments System Research Group della Fed di Kansas City continuerà a fare ricerca su questo tema globale.