Inizia il ciclo 2010 delle interviste "Un caffè con…"
Massimiliano Magrini è fondatore ed amministratore delegato di Annapurna Ventures, struttura di nuova generazione specializzata nel lancio di iniziative imprenditoriali in ambito digitale. Da settembre 2002 a settembre 2009 è stato amministratore delegato di Google Italia. In precedenza, ha avuto ruoli manageriali in aziende del settore media, tra cui Altavista, Il Sole 24 Ore, Rusconi Editore, Mediaset. Il suo blog è IpDixit.
L'anno scorso ha lasciato la guida di Google Italia per promuovere l'Italian Valley dell'innovazione. Quali sono stati i motivi di questa decisione? Mi sono occupato della start up di Google in Italia: l'ho fondata nel 2002 e con altre persone l'abbiamo portata al livello attuale: probabilmente il media più importante oggi in Italia. Quando si fa una esperienza del genere, poi rimane la voglia di costruire. E a tutt'oggi, secondo me, in Italia esiste un talento non capitalizzato: il talento delle persone che non viene ancora utilizzato per creare start up di successo in ambito tecnologico e digitale. Ci sono state due considerazioni: la prima è l'aver portato a compimento la start up italiana di Google e la seconda è il fatto che oggi in Italia il numero di start up sia minore di quello che dovrebbe essere. Dunque, ho pensato di unire questi due aspetti e lanciare una struttura – Annapurna Ventures – che vuole sostanzialmente affiancare l'imprenditore in fase di nascita o accelerazione dell'impresa, con un percorso che possa poi permettere all'impresa di andare sul mercato in maniera più efficace.
In Italia, l'innovazione non viene ritenuta come una priorità dalla classe politica. Considerate le specificità italiane, quale dovrebbe essere una buona politica per l'innovazione? Prima di tutto, il decisore pubblico dovrebbe capire che la nascita di start up è e sarà sempre più una risposta ai bisogni sia di occupazione sia di prodotti del mercato. Esiste una domanda che sarà soddisfatta dalla nascita di nuove imprese. Il legislatore dovrebbe rendere più conveniente la possibilità di fare start up: chi vuole avviare un'impresa si assume un rischio finanziario e professionale che dovrebbe essere remunerato, possibilmente, con un ambiente generale più favorevole. Non sono molto convinto che l'intervento diretto dello Stato possa produrre qualcosa di significativo. Ma la mia indicazione alla sfera pubblica si indirizza comunque verso la produzione di un ecosistema favorevole alla nascita di start up. Se lo Stato volesse fare un passo ulteriore, potrebbe eventualmente entrare in questi investimenti con tutti quegli operatori privati che fanno investimenti statali.
L'innovazione è il risultato di un processo creativo. Quali caratteristiche deve avere questo processo per condurre ad una innovazione reale? Il processo creativo si compone di più elementi: bisogna mettere insieme elementi tecnologici con la capacità della ricerca di sfociare in un prodotto utile per le persone, considerando anche e soprattutto le capacità imprenditoriali degli individui. Una innovazione che non viene messa in pratica o che non è esplicitata in una esecuzione di successo, non rappresenta evidentemente un valore. Gli elementi tecnologici, di mercato e di esecuzione vanno messi insieme in un progetto unico. Questo, secondo me, è l'obiettivo che l'innovazione si deve porre.
Andy Warhol sosteneva che un buon business fosse la migliore delle arti. L'attuale crisi globale può dischiudere opportunità di cui, in periodi di crescita, non si ha percezione. Oggi, quali sono i settori e le tendenze da approfondire per sviluppare innovazione digitale? Nel caso di Annapurna Ventures, ci occupiamo principalmente di media digitali, servizi web e mobile. L'incrocio fra produzione e distribuzione di contenuti e il mondo del media è destinato a cambiare radicalmente la modalità con la quale promuoviamo, distribuiamo ed accediamo all'informazione. Si tratta di qualcosa che avrà un impatto nella società.
Cosa consiglia ad un/una giovane per concretizzare la propria idea? La prima cosa è verificare se la propria intuizione intercetta un bisogno reale: attuale o che andrà a manifestarsi a breve. In seguito, è importante che la persona con l'idea riesca a circondarsi di altre persone che credano in questa idea: un buon test per verificare se un'idea ha o no le gambe per camminare è vedere se una persona riesce a convincerne altre. Successivamente, bisogna trovare il modo più corretto di finanziare una beta di questa idea, e farsi accompagnare nella commercializzazione e nell'approdo al mercato.