L’esperienza dell’immaginario collettivo potrebbe essere rappresentata come un vortice che nel corso del tempo cambia forma e ritmo, mantenendo però inalterate alcune caratteristiche di fondo, come l’esigenza umana di creare, ascoltare e vedere storie.
Al giorno d’oggi, oltre agli audiovisivi progettati per la televisione e per il cinema, ci sono anche quelli che circolano in Rete. Con riferimento alle serie televisive, ecco qui la lista delle venti migliori serie tv Usa di quest’anno secondo Maureen Ryan, editorialista sui temi televisivi per Variety (uno dei media di riferimento per lo showbiz statunitense).
I media sono anche, forse soprattutto, uno strumento per diffondere una cultura. Nel caso del mondo anglosassone, tale processo è facilitato da una industria mediale molto organizzata e con capacità di arrivare in molti luoghi del mondo, grazie anche all’uso della lingua internazionale di riferimento: l’inglese.
Fra le lingue del mondo occidentale, quella italiana è decisamente complessa, ricca di sfumature e con una struttura grammaticale molto articolata. E da molti anni, si svolge un premio dedicato a chi contribuisce a diffondere la lingua e la cultura italiana: il Premio Napoli, che domani arriverà all’edizione n. 61. I vincitori di quest’anno sono: Serena Vitale, Roberto Paci Dalò, Bianca Pitzorno e Paolo Poli. L’appuntamento è all’Auditorium della Rai di Napoli, via Guglielmo Marconi, 9, ore 19, ingresso libero fino a esaurimento posti.
Alla serata di premiazione, parteciperà anche Alberto Abruzzese, che durante la stessa giornata (11 dicembre 2015 a Napoli, ore 13, sala Giunta di Palazzo San Giacomo, piazza Municipio) riceverà la cittadinanza onoraria di Napoli dal Sindaco Luigi De Magistris e dall’assessore comunale alla Cultura, Nino Daniele. Chi conosce Abruzzese sa che questo momento prima o poi sarebbe dovuto arrivare (smile), perché Abruzzese (romano di nascita, classe 1942, da sempre esponente di una raffinata intelligenza critica europea) ha trascorso a Napoli oltre vent’anni, insegnando Sociologia della comunicazione e della cultura all’Università Federico II di Napoli dal 1972 al 1992, e anche dopo il suo periodo a Napoli ha mantenuto sempre uno stretto legame con la città partenopea. Come spiega il presidente della Fondazione Premio Napoli, Gabriele Frasca: “Alberto Abruzzese è da tempo uno degli intellettuali più liberi e lucidi della società italiana. Alla sua intensa attività di studioso e di organizzatore di eventi culturali, Abruzzese ha sempre affiancato quella di educatore, insegnando per oltre vent’anni all’Università “Federico II” di Napoli. L’impegno profuso per le numerose iniziative che lo hanno coinvolto, come ad esempio Galassia Gutenberg, ha fatto sì che frequentasse e animasse la nostra città anche dopo il suo trasferimento in altri atenei“.
E da un romano che è diventato anche napoletano d’adozione, passiamo a un foggiano di nascita, napoletano d’adozione e residente da molti anni a Roma: Renzo Arbore, uno dei più celebri personaggi del mondo dello spettacolo in Italia. Classe 1937, Arbore è stato uno dei primi esempi di showman a tutto tondo, spaziando dalla musica alla radio, dal cinema alla televisione. Tra i suoi programmi televisivi, c’è anche Quelli della Notte, andato in onda nel 1985 sulla Rai. Già, la tv italiana degli anni Ottanta: per quelli della mia generazione (80s e dintorni), si tratta della tv di quando eravamo bambini, e quel decennio fu particolarmente interessante per quanto riguarda le sperimentazioni di idee televisive (sia sulla Rai sia sulle tv private). Per celebrare i 30 anni di Quelli della Notte e i 50 anni di carriera di Arbore, dal 19 dicembre 2015 al 3 aprile 2016 a Roma, al Centro Culturale La Pelanda (piazza Orazio Giustiniani, 4, zona Testaccio), sarà aperta la mostra documentaria Videos, Radios, Cianfrusaglies. Lasciate ogni tristezza voi ch’entrate. Con ironia, il titolo della mostra gioca con la lettera s che si aggiunge, in lingua inglese, quando si vuole scrivere e pronunciare un sostantivo al plurale (nel caso della parola cianfrusaglies, è chiara la fusione ironica di parola italiana e regola grammaticale inglese). E Arbore è certamente una persona dotata di ironia e con molti interessi: tra documenti audio e video, la mostra ripercorre le sue numerosi passioni, tra cui la musica, gli Stati Uniti d’America, il collezionismo, la plastica, il cinema, i viaggi, la televisione, gli amici, la moda, il design, la radio, la Lega del Filo d’Oro (associazione a sostegno delle persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali). La mostra è prodotta da Civita in collaborazione con Rai e Rai Teche. Per le informazioni complete anche su orari d’apertura e biglietti d’ingresso: sito web della mostra.
A questo punto, perché ho inserito, qui sopra, la celebre immagine che sintetizza il personaggio di James Bond?
Per finire questo post, ecco una perla: è stato appena pubblicato il libro Bond, James Bond. Come e perché si ripresenta l’agente segreto più famoso del mondo a cura di Alberto Abruzzese (che ormai dovreste aver inquadrato, smile) e Gian Piero Jacobelli (direttore di MIT Technology Review Italia e docente di Sociologia dei processi culturali) per Mimesis Edizioni. Gli autori chiamati a raccolta nel volume (tra cui Andrea Miconi, Valerio Magrelli, Paolo Fabbri) hanno indagato le ragioni della lunga durata del mito di Bond nell’immaginario collettivo, anche in rapporto ai tempi di evoluzione della civiltà mediatica. Dal mio punto di vista, osservo alcune caratteristiche che possono avere contribuito al successo di questo personaggio: è affascinante, ha la tendenza ad essere abbastanza son of a bitch (lo scrivo in inglese, in romanesco suona un po’ più ruvido, smile), sa fare bene il proprio lavoro, combatte i cattivi, ha senso dell’umorismo, riesce ad andare d’accordo con i suoi capi, si ritrova a lavorare con “colleghe” molto interessanti (e anche Miss Moneypenny, se potesse…smile), può usare in anteprima i più avveniristici strumenti tecnologici, e poi vince sempre.
Il vortice dell’immaginario collettivo continua a girare (smile).