Primo ETF sulle aziende italiane a piccola e media capitalizzazione, alla Borsa Italiana

Exchange Traded Fund

 

Un po’ curioso pensare che fino a qualche giorno fa, a Piazza Affari, non ci fosse uno specifico strumento d’investimento sulle aziende italiane a piccola e media capitalizzazione: ovvero sulle aziende che in larga parte esprimono la sostanza del Made in Italy.

Ma dal 15 maggio 2014 è possibile investire su questo insieme di società, attraverso il primo ETF esposto su 60 aziende italiane a piccola e soprattutto media capitalizzazione: è infatti arrivato alla quotazione alla Borsa di Milano l’ETF denominato Lyxor UCITS FTSE ETF Italia Mid Cap, emesso da   Lyxor (Société Générale Group).

Si tratta di un ETF che permette di investire sulla “natura originaria e profonda” del Made in Italy, in quanto comprende aziende attive nella manifattura, nella creatività, nella meccanica e anche nella tecnologia.

Storicamente, il Made in Italy è legato all’economia reale e alla produzione di beni materiali, con una innovazione di processo e/o di prodotto che ha permesso ad alcune aziende di crescere fino a diventare le cosiddette “multinazionali tascabili” all’italiana. Di solito, queste società sono riconoscibili per alcune caratteristiche tra le quali: buona gestione aziendale, attenzione alle esportazioni, qualità di prodotto, scarso o nullo coinvolgimento nelle manovre della politica. Per quanto riguarda l’andamento in Borsa, solitamente questo tipo di aziende soffre di alcuni “problemi” come ad esempio i volumi bassi, l’accentuata volatilità, la liquidità non elevata, ma si tratta di considerazioni strettamente finanziarie che non inficiano (o almeno non dovrebbero) la qualità del business aziendale in sé.

L’Italia è un Paese complicato ma interessante, con un tessuto di piccole e medie imprese che meritano attenzione, e l’arrivo alla Borsa Italiana di questo ETF può aiutare a cogliere le potenzialità dell’imprenditoria italiana più attenta alla crescita.

E allargando lo sguardo al futuro, sarà interessante vedere lo sviluppo del rapporto fra l’economia classica (basata sui beni materiali) e l’economia digitale (fondata soprattutto sui servizi).