Fisica, chimica e un paio di Sheldon Cooper italiani

Io e un premio Nobel per la Fisica abbiamo fatto la stessa scuola. No, non ridete, ho scritto un’affermazione scientificamente dimostrata: dal 1994 al 1999 ho frequentato il Liceo Classico Pilo Albertelli di Roma, che negli anni Dieci del Novecento vide tra i suoi studenti Enrico Fermi (1901 – 1954), premio Nobel per la Fisica nel 1938 e fisico tra i più significativi del XX secolo. Per chi non lo conoscesse, l’Albertelli è uno dei licei classici più antichi di Roma, in origine si chiamava “Umberto I”, è situato nel rione Esquilino, nei pressi della basilica di S. Maria Maggiore. Oltre a Fermi, tra gli allievi celebri figurano anche il regista cinematografico Ettore Scola e lo scrittore Ugo Ojetti (1871 – 1946). L’attuale nome della scuola ricorda un docente di storia e filosofia del liceo, Pilo Albertelli (1907 – 1944), ucciso nell’eccidio delle Fosse Ardeatine del 1944.

Per chi volesse sapere come andavo a scuola: non ero il primo della classe ma neanche l’ultimo, ero l’unico tifoso Interista nella mia classe, e già negli anni Novanta la scuola italiana aveva bisogno di modernizzarsi sia a livello materiale che mentale.

Oggi, nel XXI secolo, è diventato importante sapere insegnare agli adolescenti in maniera “2.0”, e ciò vale per tutte le materie. Nel caso delle discipline scientifiche, va detto che non sempre gli scienziati e i docenti di scienze riescono a fare appassionare alla propria materia, ma la capacità di comunicare la scienza è diventata ormai importante tanto quanto la conoscenza tecnica della materia.

Nell’ultimo decennio, una prodotto audiovisivo statunitense di grande successo come la sitcom The Big Bang Theory, in onda in televisione dal 2007, ha contribuito a rendere più “simpatico” il mondo dei “nerds”, narrando le avventure di un gruppo di scienziati ventenni che nel corso del tempo crescono e affrontano la vita con approccio scientifico e ironia. Tra i protagonisti della sitcom, c’è anche il personaggio di Sheldon Cooper (interpretato dall’attore Jim Parsons, nell’immagine qui sopra): un fisico dotato di capacità scientifiche al di sopra della media, che gli permettono di essere uno scienziato molto brillante; e l’altro lato della sua personalità è una certa “incapacità” di comunicare i suoi risultati e di approcciare le relazioni umane con gli altri.

Anche in Italia ci sono, a volte, degli “Sheldon Cooper”, ed oggi vi parlo di due persone che possono essere avvicinate a Sheldon, e rispetto a lui hanno, in più, la capacità di farsi capire dal pubblico generalista.

Prima le signore (smile).

Lei è Gabriella Greison, classe 1976, laureata in Fisica Nucleare a Milano, due anni di frequentazione della École Polytechnique di Parigi, abilitata all’insegnamento della fisica e della matematica nelle scuole, autrice del libro Dove nasce la nuova fisica. Einstein, Hawking e gli altri alla corte di Solvay, Hoepli editore 2016, nel quale si raccontano le svolte scientifiche nella storia della fisica. Oltre agli interessi nel campo della fisica, la Greison dal 2001 si dedica anche al mondo dell’informazione e della comunicazione, collaborando con testate radiotelevisive e a stampa, scrivendo libri-inchiesta sul calcio e partecipando ad eventi. Tra i suoi segni particolari: occhi verdi, capelli rossi, tifa Sampdoria, è allergica alle arance, al pomodoro crudo e al miele, segno zodiacale Pesci. Vive a Roma. Per quanto riguarda il libro Dove nasce la nuova fisica, l’autrice lo presenterà attraverso monologhi in stile teatrale con musica e fotografie, durante alcune serate in libreria in cui saranno distribuiti anche dei regali, per informazioni su luoghi e date (finora, 5 e 27 febbraio 2016 a Roma): qui. Chissà che non ci si incontri, prima o poi…

Lui è Mario Pagliaro, classe 1969, laureato in Chimica a Palermo, dottorato e studi post-universitari in Israele, Olanda, Germania, Canada. Tra Palermo, dove lavora come ricercatore al Cnr, e frequenti viaggi all’estero, si occupa di ricerche di frontiera sulla nanochimica, sulle diverse tipologie di energia rinnovabile, sui nuovi materiali non inquinanti, sulla bioeconomia, sulle nuove tecnologie dell’energia. Ha coniato la parola helionomics, che sintetizza la nuova economia che si può sviluppare a partire dall’utilizzo diffuso dell’energia solare. Autore di venti libri e di centinaia di pubblicazioni scientifiche, ogni anno organizza a Palermo, dove è tornato a vivere nei primi anni Duemila, due conferenze scientifiche di alto livello per studiosi e dirigenti d’azienda nei settori della chimica e dell’energia rinnovabile: la FineCat (6 – 7 aprile 2016) e la SuNEC (7 – 8 settembre 2016). E, fatto raro per uno scienziato italiano, nei giorni scorsi Pagliaro è stato nominato tra i valutatori internazionali di un importante progetto di ricerca sulla scienza dei materiali gestito dalla Israel Science Foundation: ovvero il maggiore ente che finanzia la ricerca di base in Israele nelle scienze esatte, nella tecnologia, nella medicina, nelle scienze umane e sociali; i finanziamenti vengono erogati sulla base del merito scientifico conseguito dopo la valutazione da parte di un panel di esperti di settore. Oltre all’attività scientifica, Pagliaro si occupa anche di comunicare la scienza al pubblico dei non addetti ai lavori tramite attività di formazione e divulgazione. E da tempo, è impegnato anche nello sviluppo del territorio locale: dal 2004, organizza il seminario annuale Marcello Carapezza (dedicato alla memoria dello scienziato siciliano Marcello Carapezza), nel quale una personalità del mondo contemporaneo viene invitata in Sicilia a tenere un evento pubblico su alcuni grandi temi della contemporaneità (nel 2014, ho avuto l’onore di tenere il seminario Marcello Carapezza sul tema Italo Globali).

Naturalmente, ci sono anche altri “Sheldon Cooper” italiani, ma per il momento godetevi questi due (smile).