Secondo appuntamento del 2012 con le interviste Un caffè con.
Oliviero Toscani è direttore dello Studio Toscani.
E’ nato a Milano nel 1942 e ha studiato fotografia e grafica all’Università delle Belle Arti di Zurigo dal 1961 al 1965.
Fotografo di fama internazionale, ha creato immagini per aziende, organizzazioni ed istituzioni (tra cui: Esprit, Chanel, Robe di Kappa, Fiorucci, Prenatal, Jesus, Inter, Snai, Toyota, UNIC, Ministero del Lavoro, Artemide, Woolworth) e riviste (tra cui: Elle, Vogue, GQ, Harper’s Bazaar, Esquire, Stern, Liberation).
Dal 1982 al 2000, si è occupato della strategia di comunicazione del Gruppo Benetton.
Nel 1990, ha ideato la rivista Colors, e nel 1993 ha dato vita a Fabrica, centro di ricerche sulla comunicazione del Gruppo Benetton. Dal 1999 al 2000 è stato direttore creativo della Talk Miramax a New York.
E’ tra i fondatori dell’Accademia di Architettura di Mendrisio (Svizzera), ha insegnato comunicazione visiva all’Università “La Sapienza” di Roma (1992-1993) ed è autore di alcuni libri sulla comunicazione. E’ socio onorario del Comitato Leonardo e della European Academy of Sciences and Arts.
Quest’anno ha compiuto 70 anni. Con quali occhi vede il mondo di oggi? Non sono pessimista. Trovo che la nostra condizione di oggi sia migliore di quella di ieri, e domani andrà ancora meglio. Tenendo presente questo presupposto, penso però che oggi ci siano molte cose che non vanno bene: a livello generale, non siamo ancora civili. Ci sono cose che un giorno saranno normali, ma oggi non riusciamo a farle bene. Andiamo avanti guardando indietro, siamo conservatori, non c'è coraggio, abbiamo paura di metterci in discussione.
Ha appena pubblicato il libro Moriremo Eleganti (Aliberti editore, Reggio Emilia-Roma, 2012). Cosa ha voluto comunicare con questo libro? Ho letto alcune recensioni, dalle quali sembra che io ce l'abbia con tutti. Io guardo le cose come sono. Se coloro che mi criticano si accontentano di quello che c'è oggi in giro, questo fatto mi fa paura. Io sono abituato a scegliere meglio, dal punto di vista qualitativo, estetico, culturale.
Veniamo alla crisi. Oggi, molti italiani devono tirare la cinghia per arrivare a fine mese. Lei afferma che l’unica vera crisi è prodotta dall’incompetenza e dalla pigrizia. C’è molto di vero. Ma attualmente il clima generale nel paese non è certo improntato all’ottimismo, e la situazione è difficile sia per i giovani sia per i meno giovani. Come si esce da questa crisi? La crisi porta progresso. Il problema è che non abbiamo la forza per superarla. Quando ci lamentiamo della crisi, non facciamo altro che incrementarla. Esaltiamo il conformismo. Diamo la colpa alla crisi, come se fosse un essere estraneo a noi. Il problema è la pigrizia, il non cercare sfide, accettare la routine. Ogni persona ha due possibilità: essere occupato a vivere o essere occupato ad aspettare di morire. Continuiamo a discutere su come dobbiamo morire: moriremo eleganti. La morte è l'unica cosa sicura, ma si può anche morire vivendo.
Lei sostiene che la creatività sia la possibilità che sta tra il cervello e il cuore. Come si fa a tirare fuori questo mix? La creatività è una conseguenza di qualcosa che è stato fatto con l'energia che c'è tra il cervello e il cuore. Bisogna dare spazio a questa energia, bisogna avere coraggio di sperimentare. Se una cosa è veramente creativa, vuol dire che prima non era stata ancora fatta. La creatività deve essere politicamente scorretta.
“Se veramente vuoi conoscere il futuro, studia il presente”, è un’altra delle sue affermazioni. Con quale approccio si deve studiare il presente? Devi capire cosa sta succedendo. Per fare un esempio: quando guidi una automobile, sei seduto e vedi la strada che ti viene addosso. Non sei arrivato a destinazione, ma sai che ci sono curve a destra e a sinistra, devi accelerare e frenare. Devi agire il presente.
Cosa bisogna fare per reimpostare il sistema educativo in Italia? Credo che ci si sia lasciati andare un po' troppo alla tecnologia. Abbiamo delegato alla tecnologia una serie di attività che comunque deve fare il nostro cervello. Questo fatto ha creato una serie di fragilità.
Cosa consiglia ai giovani che desiderano intraprendere un percorso lavorativo nel mondo della creatività? Per prima cosa, bisogna ricominciare a capire cosa è la materia. Significa usare le mani, capire la differenza tra un pezzo di legno e un pezzo di ferro, tra un pezzo di ghiaccio e un pezzo di ruggine. E' una sensibilità fisica che va oltre l'uso delle mani e dà impulso al cervello e al cuore. Intendiamoci: io non sono contro la tecnologia, anzi sono a favore di essa. Ma non voglio che la tecnologia condizioni la mia vita vera.
Come sono cambiati i concetti di bellezza e di estetica negli ultimi decenni? Più che cambiati, sono concetti che si sono evoluti. Nel tempo, sulla strada si ritrovano cose che però hanno assunto un significato diverso. Un verde o un blu di trent'anni fa non sono uguali ad un verde o a un blu di oggi: pur essendo "uguali", hanno un suono diverso. Credo in una evoluzione, in questo senso. Per fare un altro esempio: poche centinaia di anni fa, quando ci incontravamo per strada, ci ammazzavamo. Accade ancora oggi, ma molto meno.
Solitamente, le sue fotografie suscitano clamore e lei viene definito come uno dei provocatori per eccellenza, nella comunicazione, nei media e nel costume. Io sono quello che sono. Provocazione è percepita come una parola negativa. Ma la provocazione è tutto ciò che serve a far funzionare le cose. Quando metti il sale nella minestra, provochi il fatto che la minestra sia salata; quando insegni, provochi il fatto che lo studente impari. Provocare è un dovere. Un artista deve provocare interesse, evoluzione, dubbi nelle cosiddette certezze.
La fotografia è stata il primo medium a raccontare la modernità, assieme alla stampa. Oggi, abbiamo un diluvio di immagini, ad esempio sul telefono cellulare, sui social networks, nel web e negli schermi digitali. Come si è evoluta l’immagine fotografica? Oggi, siamo sempre più dipendenti dalle immagini: tutto è ciò che è in foto. La fotografia è più reale della realtà: ormai quasi tutto ciò che conosciamo, lo conosciamo perché lo vediamo in fotografia. La realtà è cio che vediamo alla fine, e anche i ritocchi fanno parte della realtà.
Nel fare una fotografia, come bilanciare il proprio intuito e le possibilità tecniche oggi disponibili? Tutti sappiamo leggere e scrivere, ma quanti veri autori ci sono? Questo discorso vale anche per la fotografia. Ci sono le immagini giuste per il proprio tempo e bisogna saperle fare.
Cosa significa, per lei, fare una fotografia? Significa rendersi conto del tempo in cui viviamo, di qual è la cosa da capire, di qual è la condizione umana in questo momento.
Qual è la fotografia che vorrebbe fare? La mia fotografia della persona anoressica appartiene alla condizione umana moderna. Mi piacerebbe fare un insieme di ritratti di tutte le donne che si sono rovinate la faccia per ottenere il consenso. Magari queste donne si piacevano, ma pensavano di non piacere alla società e si sono sacrificate, con grande coraggio, per rendersi mostruose ed essere accettate. E' questo il grande difetto della società moderna: la ricerca del consenso. Ad esempio: una persona è stata in televisione, allora viene accettata nella società.
Andy Warhol (1928-1987) era suo amico. Chi lavora nell’arte e nella creatività, quali insegnamenti può trarre da lui? Era un talento naturale. Non aveva paura delle critiche, faceva ciò che era capace di fare, non faceva ciò che gli dicevano di fare, non sapeva cosa era un compromesso. Andy diceva sì a tutti ma poi faceva quello che voleva lui.
Cosa stanno diventando i media in questi anni di grande avanzamento delle innovazioni tecnologiche? Sono fotografo e ho sempre lavorato con la tecnologia. Non sono impressionato più di tanto dalla moltitudine di innovazioni tecnologiche che ci sono oggi. In proporzione alle epoche storiche, credo che l'invenzione della stampa sia stata un fenomeno ancora più forte. Oggi, tutti si sentono artisti, e in giro c'è moltissima spazzatura.
La pubblicità è linfa vitale per il commercio. Quando viene contattato per occuparsi della pubblicità di un marchio, in quale modo lavora? Ogni cliente ha la propria esigenza. Prima di tutto, bisogna vedere quanto coraggio e quanta intelligenza ha il committente, perché senza questi due elementi potrei fare poco. In questo momento, nessuno ha veramente voglia di investire e coraggio di fare qualcosa di diverso. Attualmente, non vedo chi possa fare qualcosa per qualificare la comunicazione.
Viaggiando spesso per il mondo, quali grandi tendenze sta notando? C'è una grande influenza dell'estetica televisiva, che trovo deleteria. Ritorna il discorso dell'adeguamento per essere accettati.
Negli anni Settanta, ha vissuto negli Stati Uniti, paese che ancora oggi frequenta. L'America è sempre un Paese interessante. Alla fine, se devi parlare male di un paese, parli dell'America. Se devi parlare bene di un paese, parli dell'America.
Ha incontrato molte persone nella sua vita. Quali sono stati gli incontri più significativi? Ho avuto incontri importanti con persone sconosciute al grande pubblico, e ho imparato da queste persone. Tra le persone famose, i primi che mi vengono in mente sono Muhammad Ali ed Andy Warhol.
Il corpo rappresenta un tema eterno per l’essere umano. Con il progetto Razza Umana, lei si propone di fotografare il genere umano. Dalle modelle anoressiche ai bambini africani, ha visto molti corpi. Cosa significa fotografare un essere umano? Sicuramente, fare qualcosa di unico. E bisogna cercare di farsi guardare, non guardare. Significa essere capaci di farsi fotografare: se la persona che fotografi ti guarda, ti scruta, allora hai un'immagine che può essere interessante.
Da molti anni, vive nella campagna toscana, coltivando alcune sue passioni, tra le quali il vino e i cavalli. Cosa pensa del paesaggio italiano? Il paesaggio italiano non è male, a parte i lavori fatti da geometri ed architetti senza spirito ma con tessera di partito. Il paesaggio italiano è bellissimo perché è fatto dalla mano umana. Per me, ambientalismo significa costruire bene. Bisogna fare attenzione alla natura, perché può ucciderci.
Lei fa il lavoro che le piace e ha dichiarato che morirà lavorando. Come si può trasformare una passione in un lavoro? Il lavoro deve essere una passione e ha bisogno di grande attenzione.