Leggere, a scuola e non solo

In Italia, la lettura non è un fenomeno di massa. Purtroppo.

Sono 197 le copie vendute dei quotidiani ogni 1.000 abitanti e appena il 44% degli italiani legge almeno un libro in un anno. E' uno dei tanti paradossi italiani: sul territorio nazionale sono presenti, in varie forme, molte espressioni di cultura ma, storicamente, gli italiani non mostrano una grande propensione per i consumi culturali in ambito librario.

Nel post di ieri, citavo le ultime statistiche Istat sull'Italia. Ebbene, metà della popolazione adulta italiana ha soltanto la licenza media. Ovviamente, non bisogna cadere nell'errore di generalizzare: si tratta delle generazioni del dopoguerra che hanno iniziato a lavorare molto presto, in un mercato del lavoro molto diverso da quello attuale, e in seguito possono aver colmato autonomamente le lacune culturali. Ma il trend storico e generale di un basso livello d'istruzione è comunque evidente.

A scuola, bisogna leggere per "imposizione", e quando si inizia a lavorare non si legge più o quasi. In Italia, inoltre, la televisione sbilancia i pesi del consumo culturale. La scuola può e deve svolgere un ruolo importante nella formazione dei cittadini del futuro. Ma oggi non è nelle condizioni per farlo. Una vera riforma delle istituzioni scolastiche e formative non può che passare per la restituzione della dignità perduta agli insegnanti e per una allocazione delle risorse che tenga conto della struttura del mondo di oggi. In tal senso, sabato 16 gennaio a Napoli verrà presentata la campagna di Italia Futura sulla scuola.

Recentemente, l'AIE – Associazione Italiana Editori ha diffuso il rapporto sullo stato dell'editoria in Italia 2009.

Scarica Sintesi Rapporto sull'Editoria in Italia 2009 – Associazione Italiana Editori

  • Gabriele Caramellino |

    @ Carlo Monguzzi
    Il discorso ha più di un lato.
    L’abitudine alla lettura fa parte di quella “cultura sottile” che, in maniera impalpabile, contribuisce a formare la nostra personalità. E’ un allenamento che aiuta la capacità di ragionamento e sarebbe meglio allenarsi fin da piccoli, durante gli anni della scuola.
    Ora, si può ragionare su come venga proposto l’insegnamento a scuola, e sulle conseguenze da adulti.
    I giornali di carta devono ripensarsi in maniera efficace per poter continuare a proporsi come fonti autorevoli, ed è ormai inevitabile l’integrazione con il web, che però ragiona con logiche diverse da quelle dei giornali, per cui è difficile generalizzare.
    Naturalmente, so come sono fatte le edicole italiane, ed è evidente la discrepanza tra il sistema editoriale e l’edicola che costituisce il punto d’incontro fisico tra i lettori e le pubblicazioni.
    Una società senza cultura sarebbe una società ancora più ‘selvaggia’ di quella che è adesso, per cui, a mio avviso, ben vengano le iniziative a stimolo della lettura.

  • Gabriele Caramellino |

    @ Carlo Monguzzi
    Il discorso ha più di un lato.
    L’abitudine alla lettura fa parte di quella “cultura sottile” che, in maniera impalpabile, contribuisce a formare la nostra personalità. E’ un allenamento che aiuta la capacità di ragionamento e sarebbe meglio allenarsi fin da piccoli, durante gli anni della scuola.
    Ora, si può ragionare su come venga proposto l’insegnamento a scuola, e sulle conseguenze da adulti.
    I giornali di carta devono ripensarsi in maniera efficace per poter continuare a proporsi come fonti autorevoli, ed è ormai inevitabile l’integrazione con il web, che però ragiona con logiche diverse da quelle dei giornali, per cui è difficile generalizzare.
    Naturalmente, so come sono fatte le edicole italiane, ed è evidente la discrepanza tra il sistema editoriale e l’edicola che costituisce il punto d’incontro fisico tra i lettori e le pubblicazioni.
    Una società senza cultura sarebbe una società ancora più ‘selvaggia’ di quella che è adesso, per cui, a mio avviso, ben vengano le iniziative a stimolo della lettura.

  • Carlo Monguzzi |

    Direi che pensare che la scuola possa essere il canale essenziale per stimolare i giovani alla lettura, dovrebbe ormai essere un concetto superato. Le prove sono evidenti nelle nostre edicole dove la media dei lettori è di 45 -50 anni, strato sociale medio alto, cultura scolastica media, desiderio di approfondimento pressochè nullo, politicamente non schierato e con poca voglia di perdere il poco tempo di cui dispone. I giornali che si trova sul banco sono dispersivi, assolutamente pessimisti, poco gradevoli sotto l’aspetto della grafica, litigiosi nei titoli “accattivanti” e soprattutto troppo prolissi nel seguire giorno per giorno la medesima notizia. Forse bisognerebbe fare qualcosa. No? Il web (la gran parte) in merito ai contenuti sta assumendo le stesse caratteristiche, si salva solo per l’interazione con la grafica. Non capisco dove dovrebbe nascere il desiderio di cultura. Lei ha mai girato una delle nostre edicole? Siamo costretti in quattro metri quadri, con sei-sette mila testate, abbandonati da ogni editore che pensa solo all’assegno settimanale. Forse – dico – forse, se ci diamo una mano reciprocamente ce la facciamo.No? Poi possima entrare anche nel resto.

  • Carlo Monguzzi |

    Direi che pensare che la scuola possa essere il canale essenziale per stimolare i giovani alla lettura, dovrebbe ormai essere un concetto superato. Le prove sono evidenti nelle nostre edicole dove la media dei lettori è di 45 -50 anni, strato sociale medio alto, cultura scolastica media, desiderio di approfondimento pressochè nullo, politicamente non schierato e con poca voglia di perdere il poco tempo di cui dispone. I giornali che si trova sul banco sono dispersivi, assolutamente pessimisti, poco gradevoli sotto l’aspetto della grafica, litigiosi nei titoli “accattivanti” e soprattutto troppo prolissi nel seguire giorno per giorno la medesima notizia. Forse bisognerebbe fare qualcosa. No? Il web (la gran parte) in merito ai contenuti sta assumendo le stesse caratteristiche, si salva solo per l’interazione con la grafica. Non capisco dove dovrebbe nascere il desiderio di cultura. Lei ha mai girato una delle nostre edicole? Siamo costretti in quattro metri quadri, con sei-sette mila testate, abbandonati da ogni editore che pensa solo all’assegno settimanale. Forse – dico – forse, se ci diamo una mano reciprocamente ce la facciamo.No? Poi possima entrare anche nel resto.

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