E' iniziata la messa in onda in Italia (il lunedì alle 21 sul canale Steel di Mediaset Premium) della quarta stagione di Heroes, serie televisiva di fantascienza che può essere annoverata fra le migliori fiction degli ultimi anni. E' un buon caso per indagare una parte del rapporto tra immaginario e società, soprattutto per quanto riguarda le strutture narrative e l'immaginario proposto agli spettatori (in Italia, il panorama della serialità televisiva è molto diverso da quello americano, sebbene L'ispettore Coliandro rappresenti, sul versante del genere poliziesco, una eccezione italiana da annotare positivamente sia per il ritmo narrativo sia per il taglio contemporaneo del racconto).
Il pubblico della televisione generalista italiana non si attaglia troppo bene ad Heroes che, dopo essere arrivato in Italia nel 2007 su Italia1, è stato dirottato nel 2008 sulla pay-tv a causa del basso share. La serie è stata creata dallo sceneggiatore e produttore americano Tim Kring ed è partita nel 2006 sulla NBC negli Usa. Il successo è arrivato ben presto in tutto il mondo.
I motivi sono numerosi. Siamo in una epoca in cui il racconto televisivo, se ben strutturato, può andare più in profondità rispetto a quello cinematografico e l'attuale qualità media delle fiction americane è buona, in virtù di un ambiente produttivo che presta grande attenzione ad ogni fase del processo creativo. Ma nel caso di Heroes, intervengono anche altri elementi. Già il titolo della serie richiama una dimensione soprannaturale, che trova appeal in un'epoca come quella attuale, in cui non ci sono più le certezze di un tempo e il mondo è alla faticosa ricerca di nuovi punti di riferimento. Non a caso il 'pay-off' della serie recita:"Salva la cheerleader, salva il mondo": una esortazione salvifica per una umanità a rischio di distruzione. Heroes, inoltre, attinge ad un vasto insieme di riferimenti: dall'immaginario fumettistico a quello di fantascienza, dalla storia d'avventura alla teoria dell'evoluzione umana di Darwin.
Il perno su cui ruota la storia è il fatto che i protagonisti della serie siano persone ordinarie che scoprono di avere poteri straordinari, come quelli di un super-eroe. Per lungo tempo, la rappresentazione televisiva dell'eroe si è concentrata sulle caratteristiche naturalmente eccezionali del personaggio. In Heroes, viene introdotta la concezione dell'eroe come persona comune che, ad un certo momento della sua vita, scopre di poter fare qualcosa di precluso agli altri esseri umani. Chi non vorrebbe avere qualche capacità unica? E qui entra in gioco la natura umana, che reagisce in maniera molteplice davanti a situazioni inaspettate.
Si tratta di una serie corale, dove non esiste il protagonista. La storia si dipana attraverso le relazioni fra i tanti personaggi che incarnano i vari caratteri umani: il sensibile, il malvagio, l'altruista, il cinico, il rancoroso, il buono e così via. Può essere interpretata come una fiction 'ipertestuale', considerati i link e le connessioni continue fra i personaggi.
In un mondo reale che, al giorno d'oggi, ha assunto contorni sfumati – che però nascondono insidie dai tratti molto affilati – il simbolo dell'eclissi raffigura bene Heroes, tanto è vero che il suo creatore Tim Kring ha definito l'eclissi solare rappresentata all'inizio della prima serie come l'evento globale che racchiude il concetto di "connettività" della serie.