Mutazioni del cinema italiano

Italian cinema

Questa mattina, all'Università LUISS "Guido Carli" di Roma, è stato presentato il Rapporto 2009 sul mercato e l'industria del cinema in Italia a cura della Fondazione Ente dello Spettacolo. Il rapporto è alla seconda edizione, dopo l'esordio dell'anno scorso (di cui avevo scritto qui), ed è scaricabile su www.cineconomy.com.

I dati del 2009 mostrano alcune variazioni in corso nel mondo cinematografico italiano: per la prima volta, il saldo demografico delle imprese è negativo: nell'ultimo anno si sono registrate 819 cancellazioni tra cessazione, liquidazione o fallimento, a fronte di una costituzione di nuove aziende che continua ad essere sostenuta (616 nuove imprese) nonostante un ritmo meno intenso negli ultimi anni. Un'altra inversione di tendenza è l'avanzamento delle società di capitali: attualmente superano la soglia del 50% e rappresentano ora la maggioranza del settore nel suo complesso.

I film italiani prodotti nel 2009 sono stati 131, con un calo del 14,9% rispetto al 2008, mentre gli incassi nelle sale registrano un aumento del 14,9% raggiungendo i 623,4 milioni di euro. Le opere realizzate grazie al contributo del FUS-Fondo Unico per lo Spettacolo sono passate da 41 a 26 (-36,6%). I lavoratori iscritti all'Enpals nel settore cinema sono 77.563 con un monte retributivo annuo totale di 938 milioni di euro. Il polo cinematografico romano conta il 40% del totale nazionale delle imprese e genera oltre il 60% di tutti i redditi di lavoro. A livello nazionale, le Film Commission hanno investito 8,5 milioni di euro nel 2009 per produzioni audiovisive.

Dopo il saluto del prof. Sebastiano Maffettone, Preside della Facoltà di Scienze Politiche dell'Università LUISS, si è sviluppato il dibattito attorno ai dati emersi dal Rapporto. A coordinare gli interventi, Gloria Satta, caporedattrice cultura e spettacoli de Il Messaggero, che ha notato:"Anche il cinema ha risentito della crisi globale. Ma proprio pochi giorni fa, al Festival di Cannes, il cinema italiano ha avuto un riconoscimento significativo attraverso il premio ad Elio Germano per il film La nostra vita".

Dario Edoardo Viganò, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, ha introdotto i temi della mattinata:"Dal Rapporto, emerge un cinema italiano che tendenzialmente tiene rispetto ai concorrenti internazionali. Un altro dato da tenere in considerazione è la crescita delle Film Commission".

Redento Mori, giornalista economico e curatore scientifico del Rapporto, ha spiegato:"la prima parte del Rapporto si occupa dei bilanci societari mentre la seconda tratta del mercato cinematografico italiano nel 2009. Le società più strutturate hanno bilanci migliori. Tra il 2008 e il 2009 si è registrato un calo nella produzione di film a basso budget. Il cinema è uno dei pochi settori dello spettacolo che investe in progetti nuovi".

Luciano Sovena, amministratore delegato di Cinecittà Luce S.p.A., ha commentato:"Non credo che sia una notizia negativa la scomparsa di molte società cinematografiche: ad oggi, i film finanziati sono di buon livello culturale. Con riferimento a Cinecittà Luce, riusciamo a far quadrare i bilanci realizzando anche opere prime e seconde, nonostante la tendenza generale della diminuzione di film a basso budget. Va tenuto presente, inoltre, il ruolo che possono giocare le Film Commission regionali".

Il fondatore della casa di produzione cinetelevisiva Cattleya, Riccardo Tozzi, ha osservato:"Da dieci anni a questa parte, la tendenza generale del cinema italiano è positiva. Fra le tendenze globali, c'è anche quella della crescita del prodotto culturale nazionale. La crescita del cinema italiano è sia qualitativa sia quantitativa ed è segno che si sta uscendo dalla lunga crisi degli anni Ottanta e Novanta. Attualmente, il cinema italiano è il più privatizzato al mondo. Il processo di riduzione degli operatori è, in fondo, un processo sano perché determina selezione fra le imprese che riescono a stare sul mercato. Il finanziamento ministeriale diretto andrà a diminuire. Sta per aprirsi un nuovo grande mercato: l'online, con il video on demand. Tra le strategie da attuare per il presente e per il futuro, vanno citate: lo sviluppo dell'incentivazione fiscale, la salvaguardia del tax credit e l'implementazione delle attività delle Film Commission, soprattutto per i giovani".

Nicola Borrelli, direttore generale della Direzione Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ha aggiunto:"Il ruolo dello Stato negli investimenti nel cinema è cambiato nell'ultimo decennio: oggi siamo al 12%, ma i dati del cinema italiano 2009 soffrono di un 'rimbalzo statistico'. Grazie agli incentivi fiscali, il dato del 12% degli investimenti statali andrà a salire. I risultati medi dei film finanziati dallo Stato sono superiori a quelli degli altri film. Le risorse per il Fondo Unico non aumenteranno. E' il momento di immaginare qualcosa di nuovo".

Le conclusioni sono state affidate al prof. Michele Sorice, direttore del Centre for Media and Communication Studies "Massimo Baldini" dell'Università LUISS:"Credo che dal Rapporto esca un fatto: il cinema come metafora della cultura italiana. La contrapposizione tra cinema assistito e cinema attivo è, in realtà, una falsa questione. Il cinema va inteso come una opportunità da cogliere. Il cinema non è soltanto immaginario: fa parte del tessuto sociale. La semplificazione del mercato cinematografico è un bene per il mercato stesso. In occasione del prossimo Festival del Cinema di Venezia, il Centre for Media and Communication Studies "Massimo Baldini" dell'Università LUISS presenterà una ricerca intitolata Open Cinema, che analizza le nuove forme di cinema nate o ibridate con il mondo di internet. Creatività ed industria convergono da sempre nel caso del cinema".