Anche quest'anno, sono andato al Festival Internazionale del Giornalismo a Perugia.
E anche stavolta, ci sono stati stimoli da annotare.
A partire dalle considerazioni di Paul Steiger, fondatore di ProPublica, e direttore del Wall
Street Journal dal 1991 al 2007, che ha illustrato il ruolo dei media
nell'era digitale, con particolare attenzione alle opportunità generate dai
new media per il giornalismo d'appronfondimento. Steiger è
intervenuto in due incontri e in entrambe le occasioni è stato introdotto da Guido Romeo (giornalista Nòva24
– Il Sole 24 Ore). Nelle parole di Steiger:"Ho 67 anni e parlare del
futuro mi fa sentire piccolo. Il tradizionale modello di business dei
giornali è scomparso, e il web diventerà lo strumento principale per
la distribuzione delle news. Le start-up specializzate saranno
una forza dominante. Attraverso ProPublica, vogliamo dare strumenti ai
cittadini. Il giornalismo investigativo è molto sotto pressione:
l'anno scorso sono stati uccisi 71 giornalisti, e fra i giornalisti in prigione,
quelli online sono la categoria più numerosa. Il mondo sta cambiando
rapidamente e siamo all'inizio di una serie di possibilità. Le università
americane, soprattutto quelle con una facoltà di giornalismo, stanno
diventando piattaforme per sperimentare nuovi formati di giornalismo. La
rivoluzione digitale può generare un effetto a cascata per i giovani,
che devono mantenere gli occhi aperti e cogliere le potenzialità dei
nuovi media per essere creativi. Google e gli altri aggregatori di news
possono essere sia partner sia competitor del buon giornalismo. Quando ho
creato ProPublica, volevo comporre un mix fra giovani e anziani, e ho
visto che i giovani hanno insegnato anche di più ai vecchi. In questo panorama
in divenire, sono impressionato, ad esempio, dalla creatività di Spot.us, il progetto ideato da David
Cohn".
Luca De Biase,
responsabile di Nòva24-Il Sole 24 Ore, ha proseguito:"Penso che un
progetto come Spot.us possa avverarsi anche in Italia. Stiamo parlando di ricerca
giornalistica: la ricerca si finanzia in vari modi, alcuni orientati al
profitto privato e alcuni alla dimensione pubblica. In tal senso, la differenza
tra Italia e Stati Uniti è sostanziale. Internet favorisce l'accesso
alla documentazione ed è una grande opportunità. Se ragioniamo nei termini
della cultura generata dalla rete, ogni problema è in realtà una opportunità.
Per i cittadini, il no profit si aggiunge come possibilità di saperne di
più. Credo che per gli editori sia passato il tempo della paura nei
confronti di internet. L'unica vera differenza sarà tra buon giornalismo e
cattivo giornalismo. Avremo un miglioramento sensibile nel design delle
aree online a pagamento: si tratta di possibilità che avranno sviluppi in base
all'economia che riusciranno a generare. Colgo l'occasione per annunciare la nascita
della Fondazione
Ahref, che vuole contribuire allo sviluppo di un ecosistema sano
dell'informazione in Italia".
Già, l'Italia. Paese che non si pre-occupa molto dei suoi giovani.
Il tema è stato dibattuto nel panel "Questo non è un paese per
giovani", condotto dalla giornalista Giovanna Zucconi. Ad aprire
gli interventi, Pier Luigi Celli, amministratore delegato e direttore
generale dell'Università LUISS di Roma:"Il mondo del lavoro, oggi,
è molto frammentato e non c'è una politica generale di accompagnamento al
lavoro per i giovani. In Italia, la flessibilità viene purtroppo
declinata in precarietà. Il mondo del lavoro è fatto con le competenze.
Invece di tanti professori, bisognerebbe saper trovare qualche vero maestro.
Anche il discorso sul merito è ambiguo: se il punto di partenza è
diseguale, con quali parametri si misurano i risultati? In Italia, il più
grande datore di lavoro è la politica: questo è un modello che poi tracima
nella società. Secondo una ricerca del Ministero del Lavoro, oggi ci sono 400.000
giovani in stage, senza dimenticare gli stagisti in nero. E la
famiglia non riesce più a svolgere la funzione tutoriale di una volta. Bisogna
mettere i giovani in condizione di provarci". Antonio De Napoli,
portavoce del Forum Nazionale dei Giovani, ha sottolineato:"Con lo stage,
spesso si fa soltanto manovalanza, senza acquisire vera esperienza.
Bisogna tenere conto dell'approccio dei giovani al paese e della loro
capacità di trovare soluzioni diverse ai problemi rispetto alla
generazione dei padri e dei nonni". Marcello Foa, giornalista de Il
Giornale e membro dell'Osservatorio Europeo Giovani, ha notato:"C'è
una arretratezza culturale di fondo nei giornali e nel paese Italia.
L'italiano interpreta il mondo come una giungla in cui si può fare tutto pur di
cavarsela. Non vedo un progetto per condividere qualcosa nella società
italiana". Giuseppe Civati, blogger e politico (PD), ha
dichiarato:"Spesso di parla dei giovani come se fossero soggetti
estranei al corpo sociale. Questo paese avrebbe bisogno di rovesciare
certe logiche: la polarizzazione tra giovani e vecchi è un modo per non
cambiare niente".
L'orizzonte non sembra positivo, ma c'è almeno una cosa che unisce
davvero gli italiani: il calcio. C'è stato spazio anche per lo sport,
con il commissario tecnico della Nazionale Italiana, Marcello Lippi,
a colloquio con Gianni Valenti, vice direttore de La Gazzetta dello
Sport. Quest'anno, si giocheranno i Mondiali di Calcio in Sud Africa.
Nel 2006, l'Italia
ha inaspettatamente e felicemente vinto il Mondiale di Calcio e come ha
dichiarato il c.t. Lippi:"Le grandi vittorie spesso arrivano a
partire da momenti negativi. Attendo di rientrare nell'adrenalina del
Mondiale. Mi piacerebbe una finale con l'Inghilterra di Capello, anche se
il Brasile rimane sempre favorito. La prima partita sarà la più
delicata, anche se l'Italia non si è data un obiettivo minimo. Faremo una
preparazione in altura, per adattarci alla rarefazione del clima in Sud Africa.
Per la lista dei convocati, bisogna aspettare ancora qualche settimana.
Non vorrei troppi oriundi in Nazionale ma non chiudo le porte a nessuno. Totti?
No comment. A partire qualche giocatore in fase di valutazione, va ricordato
come il gruppo del Mondiale 2006 abbia fornito una grande prova".
E, per chiudere, non poteva mancare l'argomento principe di questi
ultimi anni: l'economia. Paul
Mason, inglese, giornalista economico alla BBC, ha pubblicato nel 2009 il
libro Meltdown. La fine dell'età dell'ingordigia (Verso, London). E'
intervenuto, via Skype, al dibattito condotto dal giornalista de Il
Messaggero Luca Cifoni, dibattito che ha visto anche la
partecipazione di Roberto Nicastro, vice amministratore delegato di UniCredit
Group. Mason ha affermato:"Non sappiamo ancora tutto del salvataggio
delle banche. Il trauma seguito al fallimento Lehman Brothers del settembre
2008 non è ancora terminato, ed una semplice riforma del sistema bancario
non è sufficiente. Negli ultimi vent'anni abbiamo avuto una nuova
economia basata sulla finanza. Nelle culture anglosassoni, si pensa troppo
al profitto e poco alle conseguenze sociali. L'idea del debito
come fatto positivo è sbagliata, ma ormai questo comportamento finanziario
è diventato abitudine. L'alternativa è netta: o si segue la finanza
speculativa o si seguono le regole dell'economia reale. Abbiamo
assistito alla crescita di soggetti finanziari divenuti molto grandi e la politica
ha soltanto ritardato il crash". Nicastro ha spiegato:"L'universo
finanziario ha in sé di tutto. La finanza anglosassone ha puntato
troppo sulle attività d'azzardo. In questo momento, UniCredit realizza
profitti nel Centro ed Est Europa, ed è in pareggio in Italia. Abbiamo visto
come un sistema puramente liberista abbia dimostrato di avere difficoltà
nelladistribuzione di risorse e redditi. Oggi il problema è la fiducia
rispetto al futuro: e questo si vede soprattutto fra gli imprenditori.
Servirebbero meno liquidità e più garanzie: lo Stato potrebbe intervenire su
queste aree, mitigando i rischi tramite garanzie".