Nel post di ieri (Web & Società) su questo NòvaBlog, avevo citato il convegno Web to Society a Roma, all'Università Lumsa.
Ed oggi, ho avuto tempo e modo di ascoltare due interventi all'interno di questo convegno sulle interazioni fra il web e la società contemporanea, ideato ed organizzato dalla internet company italiana EgoRego.
Maria Pia Rossignaud, direttrice responsabile della rivista di cultura digitale Media Duemila, ha spiegato: "Quest'anno, la rivista Media Duemila compie 30 anni. Oggi, i networks sono una implementazione della nostra vita, che è sempre più legata ad uno schermo. Oggi, il telefono cellulare è la nostra seconda pelle. I Paesi che oggi sono più indietro su queste aree potrebbero saltare alcune fasi di crescita ed arrivare ad un avanzato sviluppo digitale in maniera più diretta. I tempi attuali sono anche questo: sempre connessi, tempo reale, ubiquità. La tecnologia sta diventando il bene immateriale più conteso di questo momento storico. Tecnologia che deve essere al servizio delle persone, e non il contrario. Fra le attività di Media Duemila, c'è anche un dialogo in corso con Joi Ito, direttore del Media Lab del MIT-Massachusetts Institute of Technology, per capire come saranno rivoluzionati i settori dell'educazione e dell'istruzione attraverso le tecnologie digitali.
Attualmente, abbiamo bisogno di una nuova prospettiva fra tecnologia ed opportunità lavorative per i giovani. Sarebbe interessante che l'università diventasse smart anche con la collaborazione degli studenti. I social networks sono ormai ambienti da analizzare con attenzione e soltanto vivendo il presente si può arrivare al futuro. Probabilmente, tra 10 anni lo smartphone sarà il principale strumento di comunicazione e bisogna chiedersi quale uso ne faranno le persone. Un buon professore non deve soltanto insegnare la propria materia, ma deve insegnare anche a vivere".
Tornano alla mente le riflessioni del politico francese Jean Jaurès (1859 – 1914): Non si insegna quello che si sa o quello che si crede di sapere: si insegna e si può insegnare solo quello che si è.
E un professore che indaga da molti anni il rapporto fra le tecnologie della comunicazione e la cultura che circola nel mondo è Derrick de Kerckhove (che avevo intervistato qui per questo NòvaBlog, nel 2010). Oltre alle cattedre all'Università di Toronto in Canada e all'Università Federico II di Napoli in Italia, de Kerckhove è un esploratore del mondo della comunicazione e viaggia molto.
Sorridente, con un inedito, almeno per me, pizzetto sul volto ed appena arrivato dal Brasile, è dunque giunto in sede di convegno per il suo intervento: "Al giorno d'oggi, la personalità è sottomessa ad una nuova psicotecnologia, forse anche con una parziale perdita dell'identità precedente. Il sé è ora fluido e liquido. La persona fisica può gestire soltanto una minima parte della propria persona digitale. Persona digitale che non può mai essere conosciuta completamente. Il reputation capital è importante, è fragile e non è ancora ben conosciuto. La persona digitale è il prodotto dell'inconscio digitale. Ed abbiamo bisogno di una filosofia della persona digitale. Inoltre, non vanno dimenticate l'arte e l'antropologia, perché si occupano dell'evoluzione umana. Internet è un sistema limbico e non si può studiare la persona digitale senza studiare l'inconscio digitale.
Avete visto su YouTube il video della bimba che maneggia una rivista cartacea come se fosse un tablet? E crede che sia un iPad rotto perché non è interattivo. Steve Jobs è riuscito a codificare una parte del suo sistema operativo.
Cosa può fare la scuola in queste aree? Costituire una etica della rete, per esempio. Una società non può vivere senza etica e deve essere strutturata per contenere identità diverse. La trasparenza sarà sempre più fondamentale. E mi spiace che l'università non dia il giusto spazio a questi temi. Come possiamo progredire senza interessarci di questi temi?
A livello economico, spero in una migliore redistribuzione dei beni nel mondo. Twitter rappresenta l'attuale stato di maturazione della rete. Siamo all'inizio di una metamorfosi profonda".