Le idee, vent’anni dopo il 1989

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9 novembre 1989. 9 novembre 2009.

Venti anni possono essere brevi o lunghi. Certamente, dal 1989 ad oggi molte idee sono cambiate, alcune sono tramontate ed altre sono nate. In quel novembre 1989 la televisione – medium adatto per le grandi cerimonie della Storia in diretta – mostrava la caduta del Muro di Berlino. Stava finendo l'idea della Guerra Fredda così come era stata intesa al termine della Seconda Guerra Mondiale. Il comunismo non riusciva a produrre benessere e felicità e non riusciva neanche più a distribuire equamente le risorse. Stava cambiando la geografia del mondo. Si sperava in un mondo più libero e più 'semplice' da gestire. La Storia ha mostrato che non è andata così. Nel giro di una generazione, la Germania ha saputo colmare molto, anche se non tutto, il gap fra il suo Est ed il suo Ovest. Ma il resto dell'Est Europa è ancora alle prese con una complessa transizione verso uno stile di vita occidentale. E la Russia non ha ancora abbracciato pienamente la democrazia.

Nel frattempo, sono arrivati gli anni Novanta e la globalizzazione. La retorica del progresso infinito toccava il suo apice. L'economia mondiale procedeva a ritmo spedito e Clinton, negli Usa, e le sinistre in Europa governavano con buoni margini di consenso. Nel frattempo, L'Italia viveva il travagliato passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, tra scandali politici ed economici, e osservava l'avvento di un nuovo modo di fare politica, rappresentato da Berlusconi e dalla seduzione del corpo sorridente e televisivo. Sempre nello stesso decennio, la comunicazione generalista toccava il suo apogeo. Mentre, in America, iniziava a diffondersi la rete internet. E in Europa, iniziava a farsi strada l'idea di una moneta comune: l'euro. Ambizioso progetto economico che troverà alla fine degli anni Novanta il suo compimento, andando a sostituire le monete nazionali, con effetti diversi da Paese a Paese (con una difficile accettazione da parte degli italiani).

Cambiamenti importanti, ma l'alba del XXI secolo ne aveva in serbo numerosi altri. A partire dai crescenti effetti della globalizzazione, che iniziano a far emergere sullo scenario mondiale i paesi asiatici con la loro volontà, autoritaria o democratica, di giocare un ruolo di primo piano. Nel 2000 esplode, a Wall Street, la bolla gonfiatasi nel decennio precedente, basata su aspettative eccessivamente positive sul futuro e incarnate nelle previsioni rosee sulle tecnologie e i servizi telematici. L'anno successivo, esce violentemente allo scoperto il terrorismo internazionale, fenomeno capace di eventi traumatici come l'11 settembre, tragedia americana e globale che annuncia l'arrivo di un periodo storico complesso fra religione, economia e politica. Diventa sempre più arduo, per gli Stati Uniti, mantenere l'egemonia nel mondo. La reazione all'11 settembre è una doppia guerra, in Afghanistan e in Iraq, osteggiata dall'opinione pubblica mondiale e dalle conseguenze dannose e imprevedibili. A metà del decennio, scompare Papa Wojtyla, ultima figura di spicco delle ideologie della modernità. Negli stessi anni, la rete internet si espande sempre più, favorendo la comunicazione one-to-one, invece dei media classici centrati su strutture verticali. Sono gli anni in cui si affermano sistemi operativi trasversali in rete come i motori di ricerca (Yahoo! e successivamente Google) e soprattutto i social network, luoghi digitali di comunicazione pubblica e personale allo stesso tempo. Nel frattempo, sempre più italiani si convincono della retorica dell'ottimismo tipica del berlusconismo (che non viene dal nulla ma ha radici in un certo tipo di italianità), mentre la sinistra perde, progressivamente, sempre più contatto con la base degli elettori. Fra le nuove forme di comunicazione che attecchiscono maggiormente fra gli italiani, la telefonia mobile assume un ruolo preminente.

'Declino' è la parola che sembra accompagnare l'Italia nel primo decennio del nuovo secolo. In realtà, l'economia italiana va in difficoltà per una serie di cause che crescono nel passato e maturano i loro effetti nello stesso momento: la mancanza di innovazione realmente diffusa nel tessuto industriale, l'avvento dell'euro che non si inserisce con fluidità nell'economia quotidiana degli italiani, l'introduzione di forme di lavoro flessibile e precario che però non hanno il sistema di funzionamento tipico delle socialdemocrazie nord-europee, l'arrivo di una forte concorrenza sui prodotti del Made in Italy da parte dell'industria cinese, e una persistente difficoltà nei rapporti tra politica, sindacati ed imprenditoria. Il tutto, in un paese con una notevole componente di economia sommersa. Nel 2006, il centro-sinistra vince per pochi voti le elezioni ma nel giro di due anni il governo cade per via delle eccessive divisioni interne. Torna al governo il centro-destra, sempre guidato da Berlusconi, che si muove tra impressione di dinamismo e gestione della crisi economica più profonda dal 1929 ad oggi. Nel 2007, infatti, inizia ad esplodere, silenziosamente, la bolla creatasi a partire dagli anni Ottanta con le politiche economiche neoliberiste: il vero scoppio avviene nel 2008 con il fallimento dei più importanti attori del sistema finanziario americano: evento che fa conoscere al mondo i danni provocati da una finanza e un capitalismo ingordi che hanno prodotto ricchezza senza preoccuparsi del modo in cui veniva creata, arricchendo pochi e creando danni a molti.

Sui libri di Storia, questo verrà ricordato come "il periodo della crisi". Crisi di cui ancora non si capiscono i contorni definitivi e che, come molti eventi degli ultimi anni, ha come tratto caratteristico l'incertezza. Sono anni con molte insidie. Ma sono anche anni in cui la Storia ha corso velocemente sulla possibilità di creare una economia della conoscenza, in cui la fiducia e l'innovazione siano fattori produttivi. Al di là di una certa retorica della creatività, cresciuta negli anni Duemila e nutrita di molte dichiarazioni e poca sostanza, oggi sono presenti le condizioni, o almeno le pre-condizioni, per poter parlare di un ritorno dell'importanza delle persone. Il successo crescente dei nuovi media interattivi, in cui le persone comunicano creativamente tra loro, può indicare la strada per una nuova fase della Storia. Nel 2008, gli Stati Uniti hanno lanciato un segnale eleggendo alla presidenza Barack Obama, persona che verrà giudicata sui fatti e non appartenente all'establishment tradizionale della politica. E c'è sempre più bisogno di innovazione vera ed utile, per gestire un mondo complesso e per cercare di sfamare sei miliardi di persone e frenare il cambiame
nto climatico. L'Italia è ad un bivio: continuare la sua involuzione, rinchiudendosi nel suo passato che però non regge più il presente, oppure iniziare una lenta e costante risalita puntando sulle buone storie, che esistono ma troppo spesso non vengono raccontate come meritano, e sulla preparazione dei giovani: gli adulti di domani.